Il 93 per cento degli italiani fa riferimento al piccolo schermo per informarsi sulla attualità politica. Per una persona su nove la TV rappresenta l’unico canale di informazione. La costituzione di canali informativi alternativi non è mai stata così necessaria…
ROMA – Televisione, croce, delizia, idolo e “agorà” dei nostri tempi. “Quelli che la guardano” non esistono più, nel senso che davanti ai bagliori di quello schermo si siedono tutti, per ore, ogni giorno, il 99% degli italiani. E se la “piazza mediatica” coincide finalmente con quella reale, è giocoforza che sia la televisione a intercettare in maniera preponderante la crescente domanda di informazione politica nel nostro paese. Così si scopre che il 93,7% degli italiani maggiori di 14 anni fa riferimento alla tv per aggiornarsi politicamente; seguono, ma a grande distanza, i quotidiani, fonte originaria e irrinunciabile dell’informazione politica, con il 52% e al terzo posto si colloca la radio con il 31,8%.
Sono alcuni dei risultati di un lavoro di ricerca dal titolo “Piazze e popoli virtuali. La learship aleatoria dei popoli mediatici” realizzato dal Censis e presentato dal segretario generale Giuseppe De Rita e dal direttore Giuseppe Roma. Un ruolo essenziale nella circolazione dell’informazione sui fatti della politica lo svolgono anche gli amici con il 22,8%, al quarto posto nella graduatoria delle “agenzie” dell’informazione politica, e i parenti al quinto posto con il 15,8%. Quindi i colleghi di lavoro con il 12,5%.
Decisamente inadeguata, sottolinea il Censis, la collocazione di partiti e sindacati in un ambito che dovrebbe essere d’elezione per la loro funzione: i partiti sono al penultimo posto con l’1,8% fra i canali dell’informazione politica e i sindacati all’ultimo posto con l’1,6%. Eppure la domanda d’informazione politica in Italia, sottolinea il Censis, è sempre più alta: il 58,5% dei nostri connazionali si informa sui fatti che riguardano la “res publica” tutti i giorni o almeno una volta alla settimana; permane notevole la differenza fra i maschi (il 68%) e le donne (il 49,5%).
La fascia di età nella quale l’informazione politica appare più importante è quella fra i 35 e i 59 anni, mentre la percentuale di chi si informa è molto bassa fra i giovani e tende a scendere anche fra gli ultra sessantenni. Chi si dimostra indifferente verso l’informazione politica è categorico: due italiani su tre denunciano una totale “mancanza di interessi”, mentre il 13,3% confessa di non avere “fiducia nella politica”.
Quanto alla televisione, nonostante rappresenti, e di gran lunga, il canale principale dell’informazione politica, continua a essere accesa prevalentemente per “abitudine” (42,7%) e per “svago” (40,1%); e poi, un po’ per “interesse” (33,3%) e un po’ per “compagnia” (20,4%). Se ne deduce che l’informazione politica arriva a una platea spesso svagata e distratta, inevitabilmente soggiogata dalla malia che promana dallo schermo, una fascinazione che funziona sempre, anche per chi fa professione di critica e si qualifica antagonista rispetto alla televisione.
Gli ascolti medi, ricorda il Censis, continuano ad aumentare: negli ultimi 5 anni sono cresciuti del 12% oltrepassando i 9 milioni, così come sono aumentate le ore medie di televisione viste nell’intera giornata, cresciute dell’11% e arrivate a rasentare le 4 ore al giorno. Il tema sul quale riflettere, suggerisce allora il Censis, non è tanto televisione “sì” o televisione “no”, bensì televisione “soltanto” o televisione “anche”: in Italia, infatti, ricorda l’istituto di ricerca, il 9,1% della popolazione, pari a 4 milioni e mezzo di