Giornata nera per Visa, Master Card e per tutte le banche emittenti di carte di credito che si spartiscono il lucroso business delle commissioni e interessi di scoperto perchè da lunedì è entrato in vigore negli Stati Uniti il “Credit Card Accountability, Responsibility and Disclosure Act”, una riforma a tutela del consumatore: un pezzo fondamentale delle nuove regole introdotte per effetto della grande crisi finanziaria.
Desta sorpresa che la nuova regolamentazione sulle carte di credito parta proprio dagli USA, paese dove le targhette di plastica sono nate e da sempre presentate come modello del consumismo e della ricchezza a stelle e strisce.
Ora, al contrario, sono divenute le più micidiali armi di distruzione di massa per gli equilibri economici del paese.
Infatti, era diventato un incubo, per milioni di famiglie, scontrarsi ogni mese con la spirale degli interessi da ripagare e con i ratei che aumentano da soli, nella trappola diabolica dei tassi sempre più elevati.
Non importava che il costo del denaro “ufficiale” fosse crollato a quota zero: sui consumatori più deboli e indifesi, le banche, potevano estorcere interessi da usura (fino al 30%), al riparo da sanzioni (e questo accade pure con alcune carte in Italia che hanno interessi, definiti usurari, ma stranamente permessi).
La nuova carta dei diritti dei consumatori e degli obblighi delle società finanziarie che emettono carte di credito, mette fuori legge una serie di comportamenti “predatori”.
Diviene proibita la pratica del cosiddetto “default universale”, applicata in passato sui clienti che avevano molteplici carte di credito (cioè la maggioranza) con cui per un ritardo nel pagamento di un rimborso mensile scattava un tasso più elevato alla rata successiva e automaticamente quell’inasprimento, veniva trasferito a tutte le altre carte di credito: per un’insolvenza limitata, una punizione generalizzata.
Un secondo cambiamento regola le offerte promozionali, specchietti per allodole con cui le banche rifilano carte di credito dai tassi molto ridotti, ma li rincarano subito dopo. Da oggi gli sconti promozionali devono restare in vigore per almeno sei mesi ed inoltre la banca non deve permettere che il consumatore superi il massimale d’indebitamento consentito e non, come in passato, far finta di nulla per lucrarci sopra.
A chi sfora il tetto di scoperto non si può più applicare una sovrattassa automatica e i pagamenti che un cliente fa al di sopra del minimo mensile dovranno andare obbligatoriamente a ripianare il debito più costoso, fra le varie carte emesse dalla stessa banca.
Infine, cosa di cui si parla sempre anche in Italia, deve essere applicata l’operazione trasparenza agli estratti conto cambiando radicalmente il modo di scrivere quei documenti mensili . Tutti i tranelli devono figurare in neretto: penalità, commissioni e le altre varie voci che contribuiscono da sempre ad arricchire le banche.
Con questa nuova legge si mettono da una parte al bando quelle pratiche, molto diffuse, che hanno portato sul lastrico milioni di famiglie e dall’altra si punta a a responsabilizzare il consumatore.
In questo senso, la legge entrata oggi in vigore, accompagna un’evoluzione dei costumi già in atto. Se alla vigilia della grande crisi la propensione al risparmio media era crollata allo 0,2% del reddito tra le famiglie americane (inizio 2007), tre anni dopo l’indice della parsimonia è già risalito al 5% del reddito.
Sicuramente le banche, a partire da questa legge, cercheranno di escogitare nuove scappatoie, ma l’era del debito facile ha lasciato traumi che non si dimenticano presto.
Sorge però il dubbio che l’Italia, dipendente dagli gli USA in tutto o quasi, per questa volta stia facendo “orecchie da mercante”.