lunedì 14 Ottobre 2024

Un gesto giusto

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Chioggia. Per l’assessore si tratta di un gesto di riappacificazione nazionale, ma per la sezione locale dell’Anpi si tratta di un tentativo furbesco di riscrivere la storia.
La proposta dell’assessore alla Cultura Nicola Boscolo Pecchie di apporre una lapide in ricordo dei gerarchi fascisti Gennaro Boscolo Marchi e del nolano Mario Manlio sullo stendardo di Piazzetta XX settembre, dove i due furono impiccati il 22 maggio del 1945, sta creando in città sdegno e pure qualche imbarazzo anche nel centrodestra. 
L’episodio feroce e brutale della loro uccisione da parte dei partigiani è ricordato nel libro di Giampaolo Pansa Il sangue dei vinti. Marchi, bisnonno di Nicola Pecchie, fu fatto annegare nel canal Vena. Pare gli fu fracassata la testa con una macchina da scrivere, e poi appeso allo stendardo. Manlio si risparmiò l’annegamento e fu impiccato con la testa intera. Tutti i partigiani che furono testimoni di quel giorno a Chioggia sono ormai morti, come ricorda Giorgio Varisco di Rifondazione, ma l’Anpi fa leva sui giovani e dirama una nota in cui solleva il caso. La proposta di una lapide in ricordo delle vittime delle violenze del 22 maggio 1945 è inserita una una delibera quadro che assegna a luoghi della città privi di toponomastica i nomi di personaggi o di ricorrenze meritevoli di ricordo.
La lista fece già scalpore nel 2009, l’assessore riuscì a far intitolare ai martiri delle foibe e agli esuli giuliano-dalmati due piazzali.
Ora, accolte le proposte per due partigiani, Otilla Monti e Egidio Perini, e per un giardino da intitolare a quelli che gli ebrei chiamano “I giusti tra le nazioni”, l’assessore ha aggiunto la targa che ricorda l’uccisione dei due gerarchi. “E’ la rimozione — spiega Pecchie — che è inaccettabile. Io non mi sogno di intitolare la lapide ai due personaggi. Le questioni parentali rimangono fuori dal mio ruolo di amministratore. Quel che è certo è che lì, a guerra finita, fu commessa un’ingiustizia: l’omicidio di due uomini. Non erano assassini, fu un crimine e nulla lo ricorda”.
“Una proposta semplicemente irricevibile — la bolla il segretario del Pd Pino Penzo — L’assessore è partito largo coi riconoscimenti a tutti gli ex sindaci e a qualche partigiano, ma resta un uomo di destra legato ai valori del fascismo. Marchi e Manlio contribuirono a creare un clima di terrore tra i nostri concittadini che ancora si tramanda. Ci sono gli studi fatti da Sergio Ravagnan su questi due personaggi, basta leggerli, mi auguro vivamente che l’amministrazione faccia marcia indietro”. Perplessità che però arrivano anche dall’anima più centrista del Popolo della Libertà: “Stiamo forzando troppo la mano—dice Brunetto Mantovan—Bisognerebbe rifletterci e decidere dopo un’attenta analisi storica. Dovremmo capire perché nel caso di questi due uomini ci sia stata una reazione popolare così violenta e feroce. Mi pare che da parte dei proponenti non ci sia una scheda che ne illustri la vita. Conviene lasciar stare e riparlarne tra trenta o quarant’anni”.

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