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Un povero seminarista

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Di Pietro? Un inaffidabile, promosso in Magistratura solo per il suo passato. Questo afferma il giudice che lo appovò

Di recente Corrado Carnevale, presidente di Sezione alla Corte di Cassazione, ha dichiarato di essersi pentito di aver fatto promuovere Antonio Di Pietro al concorso di magistratura. “Fu un grande errore – ha spiegato -. Mi lasciai commuovere dal suo curriculum. Era stato in seminario ed era di famiglia povera. Fu così che chiusi un occhio davanti ad alcune sue lacune” ha ammesso il giudice pentito. Effettivamente che la preparazione del futuro leader di Italia dei Valori fosse carente emerse fin dall’inizio. L’ex pm nei primi anni Ottanta lavorò con funzioni di sostituto a Bergamo e fece parlare il procuratore della Repubblica di Bergamo di metodi eccessivamente inquisitori e di protagonismi non sempre corretti, che determinavano una situazione di grave disagio nei rapporti interni ed esterni, in particolare con la Polizia giudiziaria e il Foro. Questo emerge da un verbale del consiglio giudiziario presso la corte d’appello di Brescia che, riunitosi nell’ottobre del 1984, fa discendere “fondati dubbi circa l’equilibrio, la diligenza, la riservatezza, lo scrupolo nello svolgimento del lavoro e l’adeguata preparazione professionale del magistrato oggetto di valutazione”. Fra le critiche mosse a Di Pietro si citano la propensione a voler trattare direttamente con gli informatori e l’assoluta carenza di riservatezza “alla base della propagazione nell’ambito di private conoscenze di notizie concernenti procedimenti in corso a lui affidati”. Quindi la sonora “bocciatura”. Di Pietro? è inaffidabile. Conclude infatti il documento: “Tali comportamenti – che d’altra parte fanno parte di un contesto ben più ampio – conducono questo consiglio a ritenere che il dott. Di Pietro Antonio non è in grado di dare tutti quegli affidamenti che vengono richiesti a un magistrato”.

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