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Un non intellettuale pitagorico

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“L’intuizione dell’assoluta identità, che trascende ogni conoscere, non è considerata come atto intellettivo…”

Pensavamo che dopo l’uscita de Il Figlio del Sole,vita e opere di Arturo Reghini filosofo e matematico, Ignis, 2003 l’era della disinformazione denigratoria che in passato ha affollato la pubblicistica reghiniana fosse terminata.


Quel che dispiace e duole è che il volume “Arturo Reghini, un intellettuale neo-pitagorico tra massoneria e fascismo” di Natale Mario di Luca, un volume uscito dalla penna di uno scrittore massonico, di un cosiddetto fratello, conferma il sospetto che le maggiori incomprensioni R. le abbia raccolte e continui a raccoglierle proprio nella famiglia massonica, in quell’ istituzione cioè che egli cercò invano di correggere e di restituire ai suoi principi tradizionali.


Contestiamo nella maniera più assoluta, prima di ogni altra cosa, che Reghini possa essere classificato come un “intellettuale neo-pitagorico”: discordiamo pienamente da questa definizione basandoci sulle conoscenze dirette e approfondite che abbiamo dell’opera reghiniana. La qualifica che più gli si appropria e che più di ogni altra gli si attaglia è quella e solo quella di “filosofo pitagorico” nell’accezione classica che davano a questa definizione Aristotile e Dante.


La professione di docente universitario non autorizza l’autore a infiocchettare il suo libro con frasi e parole (neo-pitagorico – intellettuale) che possono incantare un lettore superficialmente dotato, ma non chi al pitagorismo e alla filosofia pitagorica ha dedicato anni di studio e di approfondimento. E poiché i tempi moderni si allontanano sempre più dalle sorgenti spirituali del nostro passato, la massoneria e gli scrittori massonici non fanno altro che assecondare e in taluni casi a incoraggiare con il loro spirito tipicamente settario e pseudo-esoterico i tempi che viviamo e il superficialismo dei tempi moderni.


La parola intelletto infatti, nel Dizionario Filologico ricavato dall’opera reghiniana al quale stiamo lavorando, ha il significato di una funzione propria della mente che nel tendere in direzione di qualcosa lega questo qualcosa attraverso l’azione in sé. Se uniamo la parola “intellettuale” al “neo-pitagorico” otteniamo un qualcosa che nella mente di Reghini non è mai esistito, poiché egli fu estremamente critico durante tutta la vita nei confronti di tutti i neo-pitagorismi che affollavano l’esoterismo (compreso quello massonico) nostrano e straniero.(Vedasi la rubrica “Associazioni Vecchie e Nuove” sulla rivista Atanor).


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