domenica 6 Ottobre 2024

Una sinistra da sogno

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altPrimo bilancio delle regionali

Ha vinto la sinistra.
Ha vinto la gara a chi avrebbe disgustato di più gli elettori.
Ecco un primo rapido bilancio dei risultati.

Astensioni

Le astensioni crescono. Non hanno alcun significato politico, nel senso che non possono essere contrabbandate come una mobilitazione antiparlamentare né contraffatte come un’ipotetica mina del sistema, visto che restiamo uno dei paesi con la maggior affluenza alle urne e che nella democrazia modello, gli Stati Uniti, di solito la maggioranza degli elettori non vota ma il sistema si porta benissimo. La crescita delle astensioni attesta puramente e semplicemente una disillusione per la volgarità e la vacuità della classe politica nel suo insieme.

Regioni

La coalizione guidata da Berlusconi si conferma in Lombardia e Veneto e strappa al centrosinistra non solo le annunciate Calabria e Campania ma anche Piemonte e Lazio.
Il centrosinistra perde 4 delle 11 regioni che deteneva. Resta a governare 7 regioni, ovvero Liguria, Marche, Umbria, Toscana, Emilia-Romagna, Puglie e Basilicata.
Il vantaggio 7-6 è irrisorio se si calcola che le  cinque regioni più popolose le gestiscono i berluscones. Se poi si aggiungono le sette regioni che non andavano al voto, anche il rapporto matematico, puramente formale, s’inverte, perché il centrosinistra governa Val d’Aosta e Trentino-Alto Adige ma il centrodestra ha dalla sua Sicilia, Sardegna, Friuli, Abruzzo e Molise. 11 a 9. Nota
La vittoria di Berlusconi è ancor più significativa se si compara all’esito governativo alle consultazioni regionali di altri paesi. Sarkozy  e Medvedev-Putin sono stati infatti battuti mentre la Merkel sembra in grosse difficoltà.

Questi i dati generali. Se  li leggiamo con più attenzione dobbiamo registrare alcuni temi.

Sinistra e giochi di prestigio

In primis i giochi di prestigio della sinistra che, dopo gli scandali e le buffonate pidielline delle liste, è riuscita nell’impresa di far vincere lo stesso i propri avversari. E’ stata così fantastica nella sua assenza di credibilità da produrre più astenuti tra i propri elettori dei, tanti, disgustati elettori del centrodestra.
Così è riuscita a perdere il Lazio dove il derby tra le amiche di Tel Aviv è andato alla Polverini che ha prevalso sulla Bonino non solo per effetto del cattivo gusto – a spese dei contribuenti –  dell’uscente Marrazzo.

Campagne denigratorie

Molto hanno contato le campagne denigratorie, e la disinformazione costante che, evidentemente, non paga. Prova ne è venuta da L’Aquila, che il partito Repubblica provava a contrabbandare come delusa dalle promesse governative, dove la presidente di provincia uscente, la Pezzopane, è stata sbaragliata al primo turno dal candidato della destra Del Corvo.
E prova ne è venuta anche dalle puglie dove le continue campagne denigratorie – non tutte di destra- nei confronti del governatore di sinistra, Vendola, si sono infrante sullo scoglio della sua secca riconferma.

UdC

L’UdC che sembrava in condizioni di porsi come centro strategico e che aveva avuto dalla sua un’occasione d’oro per dimostrare serenità, maturità, pacatezza di toni, resta invece al palo.
Forte solo a sud, ove il clientelismo imperversa, altrove è al limite delle quote di sbarramento.
Emblematico che nel lazio non abbia approfittato in alcun modo dell’assenza del pdl.

Destra

La Destra fa l’ennesimo flop. Nel lazio sfiora il 4%, ma paradossalmente è proprio qui che il suo fallimento si esprime in modo più evidente. Mancando il pdl, il partito di Storace raccoglie solo un terzo del voto missino storico quando i sondaggi meno generosi gli attribuivano almeno il doppio dello score che poi ha raggiunto. Nelle regioni in cui il pdl era presente i risultati storaciani sono da prefisso telefonico. Solo in Campania si attornia appena sotto l’1%

Primorepubblicani

I risultati di Udc e Destra e lo straordinario afflusso di voti verso le liste presidenziali sono dati assolutamente significativi perché attestano, se ce ne fosse ancora bisogno, che il tempo dei partiti è tramontato e che i confronti si fanno tra – e soprattutto ne – le coalizioni fluide e le leadership.
Solo un po’ meglio della Destra fanno i rifondaroli e neocomunisti vari.
Per fortuna Forza Nuova è stata ammessa in diverse regioni; così si è potuto dimostrare ulteriormente che le nostalgie primorepubblicane non pagano né in coalizione (Destra) né in ipotetiche alternative assolute (Forza Nuova). FN prende infatti ovunque qualcosa meno dello 0,3% e solo in Toscana fa meglio (0,7%)
Insomma si può stare dentro una coalizione, si può star fuori da una coalizione, si può stare fuori dialogandovi “leninisticamente”, ma non si può comunque proprorre antichità primorepubblicane: la lezione è buona sia per la destra terminale che per la sinistra terminale, e vale anche per i DC che si salvano solo con il clientelismo.

Curia

Un altro dato da considerare è il flop della chiesa. Si era impegnata in modo serio contro due candidati (Bonino e Vendola) ma Vendola l’ha battuta. Si era schierata con la Bresso contro la “non cristiana” politica di freno delle immigrazioni della Lega, ma Cota ha sconfitto anche la curia.


Pdl

Qualche parola sul pdl. L’ultimo appiglio propagandistico dei suoi avversari è il suo “crollo” rispetto alle scorse europee. Un crollo di circa sette punti percentuali, del tutto falso. Se si aggiungono, infatti, i risultati delle liste dei presidenti la somma dà il 34,5% rispetto al 35% . Se poi si calcola che le regioni in cui non si è votato domenica e lunedì sono abbastanza positive per il centrodestra sostanzialmente il pdl ha quanto meno tenuto.
 

Populismo/omologazione

Altro dato importante è l’avanzata del populismo e/o della demagogia. Da un lato vincono la figura del premier e il populismo leghista, dall’altra avanzano le demagogie tribunizie di Di Pietro e le buffonate di Grillo, critico a comando ma servile quando gli serve.
La “democrazia tranquilla” invece perde colpi e pezzi.
Su quest’alternativa (democrazia tranquilla – populismo) si giocheranno i prossimi conflitti interni che come andiamo affermando da tempo e come ogni giorno viene confermato, sono gli unici che valgono in questo sistema.
Fini si sta presentando come colui che può “normalizzare” il centrodestra, ossia renderlo omologo alle diverse nomenklature e burocrazie eurocratiche. Per questo conta sull’educazione e sui riflessi primorepubblicani dell’apparato di An che non si sa quanto e se sia disposto a seguirlo.
Con il tempo si vedrà se le eccezioni italiane della destra populista continueranno a prevalere sulle normalizzazioni servili e globali che tanto piacciono a Fini o se, alla lunga, sarà il Cameriere a riportare l’Italia completamente nel gregge.

Nota.  Avevo inscritto la Valle d’Aosta tra le 9 regioni in mano al centrosinistra; di fatto è un errore, le regioni grigiorosa sono otto.
Rollandin a casa sua guida una coalizione di Union Valdotaine e autonomisti teoricamente di sinistra che ha messo fuori il pd. E alle prossime elezioni di Aosta città stanno stanno trattando per un accordo con il centrodestra.
Non appena la notizia è trapelata si è iniziato a parlare anche di interessamento della Magistratura nei confronti di Rollandin.

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