sabato 27 Luglio 2024

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Saltato definitivamente il depistaggio che aveva avuto per oggetto Zornitta. E intanto nessuno si è più occupato dei bombaroli di Aviano…

Temeva un colpo di coda, un imprevisto di qualunque tipo che all’ultimo momento l’avrebbe rigettato nell’incubo: Elvo Zornitta, l’ingegnere di Azzano Decimo (Pordenone), unico indagato nell’inchiesta sugli attentati attribuiti a Unabomber, invece, da oggi può tirare un sospiro di sollievo. Lui, che a causa del misterioso bombarolo del Nordest, ha perso il lavoro, la serenità e un mucchio di denaro per far valere la sua verità, da oggi, ufficialmente, con Unabomber non ha proprio più nulla da dividere. Lo aveva già sostenuto il sostituto Procuratore di Trieste, Federico Frezza, ultimo di una schiera di magistrati che in circa 15 anni di sono occupati di Unabomber. Il 30 dicembre Frezza aveva formalizzato la sua richiesta di archiviazione del procedimento contro Zornitta per mancanza di ”elementi sufficienti per sostenere l’accusa in giudizio”. Oggi il Gip di Trieste, Enzo Truncellito, ha accolto quella richiesta e ha firmato il decreto di archiviazione: anni d’indagini, più di venti magistrati di quattro Procure, decine di investigatori, un intero pool interforze, non sono riusciti a dare valore di prova a quelli che si sono dimostrati essere semplici sospetti nei confronti di Zornitta e che, come tali, valgono assolutamente nulla in un’aula di giustizia. Anzi, quella che doveva essere la prova regina contro l’ingegnere friulano (un lamierino trovato in un ordigno inesploso con le tracce lasciate da un paio di forbici di Zornitta), si è trasformata nella chiave di volta del suo proscioglimento: per quel lamierino c’è l’ipotesi, tuttora all’esame del Tribunale di Venezia, che il lamierino sia stato manomesso da uno degli investigatori, Ezio Zernar, proprio per incastrare Zornitta. Alla luce di questo e visto lo stato delle indagini – lo ha ammesso lo stesso Procuratore di Trieste, Michele Dalla Costa – l’archiviazione ”è la soluzione piu’ soddisfacente”, anche perché consente, qualora dovessero emergere nuovi elementi, di riaprire le indagini sugli oltre 30 attentati (con decine di feriti, anche bambini e anziani) attribuiti negli ultimi 15 anni a Unabomber ed, eventualmente, anche su Zornitta. L’ingegnere friulano (che era indagato per le ipotesi di reato di lesioni personali gravissime e utilizzo di materiale esplosivo) esce così da una scena sulla quale era stato trascinato per una serie di indizi che avevano portato a indicarlo come il bombarolo del Nordest: dalle fialette di aromi per i dolci, ai contenitori di sorprese degli ovetti Kinder, fino ai fuochi pirotecnici preparati – a suo dire – per la figlia nel giardino di casa. Oggi, che ”è finita per davvero”, per usare le sue stesse parole, Zornitta non nasconde la sua soddisfazione. Ricorda ”il calvario di questi anni”; ringrazia la moglie e la figlia, gli avvocati Maurizio Paniz e Paolo Dell’Agnolo che lo hanno assistito; dice che ”finalmente e’ arrivato il momento di aprire una bottiglia di spumante che da troppo tempo aspetta in frigo” ed esprime un solo desiderio: quello di tornare ad avere un lavoro adeguato alla sua preparazione professionale e alle sue qualità. Ai 2,5 milioni di euro di risarcimento che ha chiesto a Zernar e allo Stato fa solo un cenno ”perché – spiega – i soldi non mi restituiranno mai nemmeno un’unghia di ciò che io e la mia famiglia abbiamo dovuto passare”. Al bombarolo (o ai bombaroli, come ipotizza il pm Frezza nella sua richiesta di archiviazione), riserva poche parole. ”Il suo silenzio – dice – mi fa paura, ma anche sperare. Se non ha ripreso questa sfida al mondo intero, in cui si sente un sovrano, un Dio di questa terra, c’è motivo di sperare che sia successo qualcosa che gli ha impedito di agire e – conclude con amarezza – tutti sanno a cosa mi riferisco”.

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