martedì 8 Ottobre 2024

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Kofi Annan invita gli USA a “rispettare la legalità internazionale” e li bacchetta per Abu Ghraib. Non dimentica, però, di raccomandare il “rispetto dei diritti umani” in tutto il mondo (citando in modo sospetto il Sudan), il che non significa altro che favorire quella globalizzazione forzata dei valori che è alla base dell’imperialismo “etico” statunitense. Malgrado qualche buona iniziativa, è evidente che l’ONU non riesce ad uscire dalla retorica occidentalista. Decisamente, questa non è la soluzione.



NEW YORK – “I governi rispettino la legalità sul fronte internazionale e quello interno dei diritti umani e dei diritti civili”. Il monito di Kofi Annan risuona durante l’inaugurazione della cinquantanovesima assemblea generale delle Nazioni Unite, dopo che il segretario dell’Onu, la scorsa settimana aveva criticato come “illegale” l’invasione dell’Iraq. Parole a cui George W. Bush replica rivendicando la legittimità della guerra in Iraq (“abbiamo fatto rispettare le giuste richieste della comunità internazionale”), chiedendo ai Paesi dell’Onu di contribuire di più al superamento della crisi e definendo “spietati nemici” gli assassini di Eugene Armstrong, un ostaggio americano in Iraq.

La platea, composta da 64 capi di Stato, 25 capi di governo e 86 ministri degli Esteri, apre i lavori con una deroga al protocollo: prima del segretario generale dell’Onu prendono la parola dal podio i leader dei paesi dei Caraibi devastati dalla furia dell’uragano Jeanne. Poi tocca ad Annan che cita i luoghi dove “il dominio della legge è stato messo a rischio in varie parti del mondo”: dal Darfur, in Sudan, all’Uganda; dal Medio Oriente a Beslan. Annan ricorda la tragedia della scuola in Ossezia, dove centinaia di bambini sono stati “massacrati brutalmente”, ma invoca anche il rispetto dei diritti civili in Cecenia.

Infine l’Iraq, paese dei “civili massacrati a sangue freddo, dei lavoratori umanitari, dei giornalisti e altri non combattenti presi in ostaggio e messi a morte nel modo più barbaro”, ma anche il paese che ha visto gli “ignominiosi abusi dei prigionieri di guerra” iracheni. “Nessuna causa, nessuna rivendicazione, per quanto legittima in sé, può giustificare questi atti” insiste Annan. Per il segretario dell’Onu il diritto internazionale viene “calpestato senza ritegno in tutto il mondo e gli abusi commessi nel carcere di Abu Ghraib ne sono un esempio”. “Ancora una volta – continua Annan – vediamo calpestate le leggi fondamentali sul rispetto delle vite innocenti dei civili e soprattutto dei bambini”. Bush però insiste. La risposta da dare al terrorismo
non è ritirarsi, ma vincere, dice il presidente degli Stati Uniti. “Il mondo ha bisogno di una nuova definizione di sicurezza”. Infine la bacchettata finale: l’Onu faccia “di più” per la stabilizzazione dell’Iraq, perché “non vogliamo accettare che la democrazia sia un valore esclusivamente dell’Occidente” conclude il presidente americano.


(21 settembre 2004)

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