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Un’occasione per alzare la voce

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mentre tacciono i pacifisti, si bombardano i civili e gli insorti perdono comunque

A due settimane dall’inizio della guerra è lecito fare alcune osservazioni sottaciute dai mass-media di casa nostra, come al solito , dediti allo zerbinaggio atlantico, ed all’esaltazione acritica  dei cd “giovani rivoluzionari”.
Punto primo: le forze di Gheddafi , date più volte per sconfitte e ormai incapaci di difendersi, hanno riconquistato tutto il terreno perso nella prima settimana di bombardamenti alleati ed hanno costretto i mercenari occidentali ad una ritirata disastrosa di oltre 140 km, ricacciandoli da dove erano partiti.
Ergo, da soli, anche con l’aiuto di massicci raid aerei, i ribelli non ce la fanno e da qui le voci insistenti dei francesi, degli inglesi e anche degli americani per dare una svolta ad una situazione che rischia di incancrenirsi sul terreno, per settimane o mesi .
Appare, inoltre, evidente che  distrutta l’aviazione e la contraerea libica, la Risoluzione dell’ONU , come ha detto bene il Ministro degli Esteri Russo Lavrov, è ormai carta straccia: si bombardano blindati e truppe di Gheddafi, oltre alle inevitabili vittime civili, in barba al testo della Risoluzione che impone solo una “no fly zone” con la miserabile scusa della protezione dei “civili” cioe’ dei mercenari occidentali.
Appare ancora più sconcertante in questo quadro, la posizione del Governo italiano, ormai fuori dai giochi, che ha  delegato l’attivissimo Napolitano , a predicare ai quattro venti quanto questa guerra sia giusta e santa.
Ultimo dato: l’assordante silenzio di chi dovrebbe opporsi a questa sporca guerra. La sinistra pacifista, stavolta tace perché in prima linea in questo nuovo interventismo antinazionale che rischia di compromettere definitivamente il ruolo dell’Italia nel Mediterraneo.
Esistono poi ambienti politici che dovrebbero prendere  l’iniziativa per rilanciare un messaggio di indipendenza e di sovranità nazionale contro l’imperialismo multipolare che rischia di soffocarci anche in Europa.
E’ un’occasione  per alzare la voce da parte di chi da sempre lotta per l’indipendenza nazionale e contro il servaggio atlantico: questa non è una guerra come le altre , è una guerra all’Italia oltre che alla Libia.

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