Sono le cifre a raccontare una realtà e un modo di alimentarsi che conquista sempre più persone. Se infatti secondo una proiezione, entro il 2050 saranno 30 i milioni di consumatori italiani che lasceranno da parte bistecche e hamburger, oggi un rapporto Eurispes fissa a 5 milioni i connazionali che preferiscono mettersi nel piatto insalate e ortaggi.
DA SAN FRANCISCO ALLA GARBATELLA – Oltre alla giornata dedicata, in programma anche una settimana internazionale a tema, dal 1 al 7 ottobre, cui prendono parte 11 Paesi, dall’Australia al Canada, fino al Brasile e la Germania. E che avrà il suo clou a San Francisco al World Veg Festival. Per l’Italia uno dei referenti è Agire Ora, che invita a fare network per l’organizzazione di eventi, affissioni, dibattiti divulgativi e informativi. Equology promuove poi a Milano la Veghip Week che coinvolge anche ristoranti e ristoratori per diffondere uno stile alimentare considerato più consapevole, con mini corsi di cucina organizzati da chef professionisti. A Roma, invece, al Garbatella Jazz Festival, sarà promossa una petizione per abolire il pâté de Foie Gras, considerato alimento realizzato a costo di pratiche disumane sulle oche.
VERONESI E HACK VEG CONVINTI – Tra i sostenitori dello stile alimentare vegetariano, Umberto Veronesi. «Non è soltanto una scelta alimentare, ma una filosofia di vita», ha spiegato l’oncologo. Che ha aggiunto: «La tolleranza e il rispetto sono principi che si applicano oggi ai rapporti tra tutti gli esseri viventi. Sempre più persone amano gli animali, li ritengono una componente essenziale dell’armonia del pianeta e per questo si rifiutano di ucciderli e di mangiarli». Per molti il consumo di carne giocherebbe poi un ruolo «nell’assurda ingiustizia alimentare secondo cui parte del mondo muore di fame e soffre di denutrizione e un’altra parte si ammala e muore per eccesso di cibo». Veronesi sottolinea infine che «ridurre la carne fa bene. I vegetariani vivono più sani e più a lungo. Ed è scientificamente provata una correlazione tra diete ricche di grassi saturi (provenienti da fonti animali) e molte malattie gravi, tra cui alcuni tumori». D’accordo con questa affermazione anche l’astrofisica Margherita Hack, altro esponente del mondo scientifico italiano, nota per la sua scelta alimentare. «Prima della guerra si mangiava meno carne e si moriva meno di tumore», spiega a Corriere.it. La Hack non trascura nemmeno l’aspetto ecologico. «Quando ci mettiamo una fettina nel piatto molto spesso non pensiamo al consumo di terreni e di energia che ci sta dietro perché fatichiamo ad andare al di là dei gesti più semplici». Date le premesse, è facile per lei, arrivare dunque alla conclusione che «per migliorare una situazione di squilibrio a sfavore degli animali e di alcune parti del mondo non vanno certo sottovalutati i passi in avanti che la ricerca ha fatto di recente attraverso l’utilizzo delle staminali nella creazione di carne in vitro». Come dire che se il 2050 è lontano, non possiamo pensare di continuare a mangiare hamburger e fettine tre o quattro volte la settimana.
Tutto normale: la carne, c’insegnano gli antichi, è per i guerrieri. Esistono vegetariani filosofi ma non sono di certo in maggioranza tra questi qui. L’umanità è sempre più mamma e sempre più bambocciona, dai gusti sempre meno selvatici. A noi serve il ritorno di Oreste.