Settantatre anni fa a Novoli, in provincia di Lecce, nasceva Walter Spedicato, figura gigantesca ma poco nota del nazionalismo socialismo rivoluzionario italiano ed europeo.
Sarebbe morto a quarantaquattro anni e mezzo, esule, nella regione parigina.
Scomparso prematuramente, si è risparmiato tutte le devastazioni interne ad un ambiente inesorabilmene avvolto a spirale su se stesso.
Non ha così assistito agli ammiccamenti per Israele e per gli Stati Uniti, alle rivendicazioni della Costituzione e del Parlamento, all’antieuropeismo, al piccolo nazionalismo bottegaio, alle furbe e vili prese di distanza da qualsiasi argomento imbarazzante che si sia prodotto dal 1938 in poi.
Non ha assistito allo stravolgimento, fino al tradimento, di tutto il pensiero e di tutto il sentimento che accomunò una schiatta di persone, in Italia, in Europa e altrove, almeno dagli anni ’30 fino ai ’90.
Non assiste oggi alla dilagante idiozia, all’imbarazzante vigliaccheria, di cui dà prova il suo popolo di fronte a un pericolo che in qualsiasi altra epoca sarebbe stato vissuto senza cruccio e che adesso pare la pesta bubbonica o la minaccia atomica.
In compenso ha avuto la gioia di veder cadere il Muro di Berlino (quel giorno in un bar di Parigi ordinando la Williams disse: “se non mi faccio una pera oggi, quando me la faccio?”) e di veder finalmente riunita la Germania.
Non ha avuto la fortuna di tornare nella sua terra, se non in un’urna cineraria.
Ma forse possiamo dire che gli déi gli sono stati clementi, risparmiandogli di sopravvivere tra la melma.
Buon compleanno, Walter, fratello e camerata mio!