Ho recentemente sostenuto che subiamo la propaganda ipocrita, vittimistica e menzognera dei potenti, figli della Globalizzazione, che sono degli autentici Paria.
Ho anche affermato – e documentato – a più riprese che le “liti” tra russi e americani, tra Nato e Mosca, sono in una certa misura delle prese in giro.
I legami tra le due parti sono strettissimi, a partire dall’armamento, per continuare nei programmi spaziali, e soprattutto nella spartizione di quote di gestione della geo-energo-economia mondiale. Non è un dettaglio che in Siria le azioni vengano coordinate telefonicamente tra i due eserciti. A rivelarlo non è stato un “complottista”, ma Lavrov in persona.
Il che non significa che tra di loro non ci siano le dovute rivalità nella complicità così come avviene in qualsiasi impresa.
Improbabile che le rivalità finiscano con il prevalere e addirittura con il degenerare, ma non è impossibile che determinino effetti collaterali diversi (armamento, risveglio di temi patriottici, mutamenti culturali) che in quanto tali, e non certo nell’illusione isterica che rivoluzionino il mondo, ci devono interessare e parecchio.
Ho continuamente richiamato l’attenzione al fine di essere presenti a noi stessi e lasciarci dietro le spalle le categorie dell’antagonismo, che ha la sola funzione di consolidare sempre e comunque il potere; ho esortato a superare il dualismo, a non scambiare visioni ideali con il tifo e a sfuggire all’ipnosi quotidiana.
Questo significa che predico la neutralità e il non prendere partito?
Niente affatto. Significa tutt’altra cosa.
Come ho provato a spiegare in 1984 sei tu, tutto quanto di stomachevole oggi subiamo o crediamo di subire non è che in parte opera dei gestori del potere, ma è soprattutto espressione del ventre caotico e informe di quelle plebi che sono il prodotto della disgregazione dei corpi sociali, voluta ideologicamente e spiritualmente da alcuni ma anche determinata dalle circostanze.
Quindi prendersela con il Soros di turno lascia un po’ il tempo che trova.
Parliamo di plebi atomizzate che sono ineducate, prive di stile, lontane dalla metafisica (anche di genere materialistico ché, paradossalmente ne esiste una), dalla disciplina, dalla gerarchia. In altri termini, plebi lontane dalla Verticalità.
La Verticalità è stata sconfitta, almeno al momento, dall’Orizzontalità? Non proprio, perché quest’orizzontalità che si traduce nella legge del numero, per la quale ogni cosa vale ogni cosa visto che tutto è qualitativamente relativo, ha espresso un’immancabile caduta a precipizio, una Controverticalità.
La natura ha paura del vuoto, ed era inevitabile che andasse a finire così. Tant’è che oggi la follia woke e il delirio gender stanno imponendo una scala inversa di valori e perfino di principi, né potrebbe essere diversamente quando, di fronte allo scatenarsi della materia, dell’energia e della tecnica, non c’è una centratura spirituale, culturale ed esistenziale che funge da asse intorno al quale gira la ruota.
Evitare di farsi trascinare nel tifo isterico scegliendo un presunto “meno peggio” che dovrebbe rivoluzionare il sistema (ammesso che qualcuno sia in grado di definire cosa intende per sistema), non significa fare il banchiere svizzero, ma consolidarsi, nutrirsi culturalmente, concettualmente, esistenzialmente e anche spiritualmente, in modo da diventare SOGGETTO in un’era in cui, per la sua fisionomia, tutti i verbi sono coniugati al passivo e non prevedono altro che dei COMPLEMENTI d’AGENTE.
Già ragionare e vivere all’attivo e non al passivo sarà una rivoluzione e a questa, innanzitutto, noi dobbiamo tendere.
Fare perno su se stessi, sul proprio popolo, sulla propria civiltà, per rigenerare il proprio ambiente di vita e per rigenerare insieme l’Europa: solo questo può interessarci.
Inserendo la Verticalità.
Come si fa?
Lo si fa iniziando con il non cedere più ai propri rancori, alle proprie frustrazioni, per lasciare invece posto alla felice volontà creativa. Con stile, disciplina, rispetto, educazione e con la riscoperta della gerarchia, quella vera, non della banda.
L’Orizzontalità dopo aver svilito la qualità e la forma, ha dato vita a un vortice di corrosione, nel quale la gente, non più unita, coesa o rappresentata, è stata ridotta a un insieme di atomi impazziti e di cervelli ipnotizzati che hanno finito con il fornire ulteriore energia alla forza corrosiva che impera. Nei nostri atteggiamenti “social” e di tifo ottuso e acido siamo tutti agenti di corrosione.
Quello che manca, in sostanza, è un’élite che si faccia carico di un compito di civiltà e che riproponga una rappresentanza popolare che consenta alla gente di non essere più soltanto oggetto delle decisioni di pochi.
Ma di questo deve trattarsi, non di quanto vaneggia la destra terminale che passa il suo tempo a definire i cattivi e il male (oltretutto sbagliandosi spesso) per contrapporgli possibili buoni o virtuosi (sbagliandosi sempre e dovendo mentirsi regolarmente per non ammettere quanto questi ultimi non solo non sono meglio, ma sono sovente addirittura peggio dei primi).
Nel farlo è disonesta e meschina. Tutto è orribile se fatto dai “nemici” e tutto è giusto se fatto dagli “amici”. Peggio: qualunque crimine “amico” si venga a conoscere è per forza una menzogna del “nemico”.
Questo è inaccettabile perché non si può lottare in difesa di ignominie, non si può sostenere che il fine giustifica i mezzi, ma ci si deve ricordare sempre del precetto legionario per il quale si deve sempre percorrere il sentiero dell’onore e rifiutarsi di percorrerne, o di avallarne, altri per sbornia di successo.
Il contrario può indurre a farlo solo la volgarità della plebe che è sostrato di tirannia, avversione alla forma, alla qualità, all’ordine e alla luce.
C’è stato uno slogan di Marine Le Pen e di Salvini che conteneva in sé tutto il valore incapacitante possibile e che ha contribuito a incoraggiare questa pochezza.
Partendo dal postulato abbastanza rozzo, ma non del tutto inesatto, per il quale le élites stanno contro i popoli, lanciarono la parola d’ordine “Il popolo contro le élites”.
Senza nemmeno rendersi conto che, a quello che definiscono sistema, costoro hanno opposto distrattamente proprio la logica, l’essenza, l’assenza di forma, i lamenti e gli scarichi degli intestini che sono alla base di quest’epoca servile, priva di lucidità e di dignità.
Anziché proporre una rivoluzione delle élites per produrre l’avvento di una nuova Verticalità e di una nuova organicità, sono riusciti a concepire un’aberrante estremizzazione dell’Orizzontalità, in cui nulla c’è più di elevato.
Quasi che si possa immaginare un consesso umano privo di élites o, peggio, lo si voglia realizzare per accondiscendere alla gelosia di chi non ne potrebbe mai far parte per mancanza di qualità e, essendo incapace di alzarsi, vuol trarre tutti verso il basso.
Probabilmente era solo uno slogan elettorale, ma il problema è che questa logica così democratica – nel senso deleterio del termine – e quest’odio della forma e della superiorità sono predominanti oggi nelle destre terminali che più che alle aquile preferiscono assomigliare ai lombrichi.
La ri-voluzione – che non può partire da un ghetto né limitarsi a un ghetto – deve andare in tutt’altra direzione, con tutt’altra mentalità, con tutt’altro stile e preparando un nuovo PROTAGONISMO.
Non deve essere una brutta copia dell’invidia sociale e dell’odio infelice di comunista memoria.
Deve trattarsi di un protagonismo di popolo, un protagonismo di comunità, un protagonismo di persone, non un esibizionismo, un arrivismo o un opportunismo da parte nostra.
Noi, anzi, dovremmo esprimere esempi che per contaminazione vadano a incidere intorno a noi.
Anche quelli che fanno politica in senso classico dovrebbero comportarsi così piuttosto che promuovere se stessi.
Dobbiamo tendere non a avanzare noi ma a far avanzare i nostri popoli.
Ho idea di come? L’ho chiarito in modo più articolato in Sfida al futuro e nella filosofia di vita dei Lanzichenecchi d’Europa.
https://gabrieleadinolfi.eu/acquista-online/447-sfida-al-futuro-i-lanzichenecchi-d-europa.html
Capito almeno ciò, questo ci permetterà anche di ragionare meglio, e soprattutto con maggior dignità, riguardo agli scenari conflittivi in corso e ci risparmierà dall’esprimere “antagonismi” disordinati, stupidi e volgari, fungendo da elemento catalizzatore dell’impianto psicologico e narrativo dominante, come si sta facendo da tempo mentre ci s’illude, mentendoci, di essere “irriducibili”.
Una caduta mortificante rispetto a decenni di avanguardia, una pessima abitudine a cui si dovrà dire basta al più presto.