lunedì 19 Agosto 2024

Bolsonaro adotta un parco

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La svolta verde del Brasile

Mentre l’amministrazione Usa prende il largo, districandosi con difficoltà nei suoi primi 100 giorni, l’”effetto Biden” inizia a farsi sentire in numerosi Paesi dove leader e capi di governo cominciano a prendere le misure alla politica estera di Washington. È questo il caso del Brasile di Jair Bolsonaro che, a caldo, non aveva accolto affatto con entusiasmo la vittoria di Biden.

“Resisteremo con la polvere da sparo”
Le prime tensioni fra i due leader avevano riguardato proprio uno dei temi più cari alla nuova amministrazione a stelle e strisce: l’ambiente. Nel novembre scorso aveva fatto molto scalpore la reazione di Bolsonaro alle dichiarazioni di Biden in cui il presidente eletto aveva affermato perentoriamente che il Brasile sarebbe incorso in gravi conseguenze economiche se il governo non fosse riuscito a frenare la deforestazione in Amazzonia. In risposta, Bolsonaro tuonò: “Resisteremo con la polvere da sparo”.
Un inizio al vetriolo che, tuttavia, non aveva dato vita a nessuna ulteriore tensione: la nuova amministrazione americana, infatti, promette di essere molto attenta a non giocare male la carta brasiliana. I due Paesi sono tornati a considerarsi alleati regionali negli ultimi tre anni, siglando importanti accordi in tema di ricerca scientifica, sicurezza e difesa. Ergo, ci si aspettava che proprio in America Latina Biden sarebbe stato pronto a qualche compromesso, segnatamente sull’ambiente.

Adote um Parque: la svolta green di Bolsonaro
La sorpresa, invece, l’ha riservata proprio Bolsonaro con una inattesa svolta verde. Lo scorso 9 febbraio, il presidente brasiliano ha firmato, in una cerimonia al Palazzo Planalto, un decreto che istituisce il programma “Adotta un Parco”, istituito dal Ministero dell’Ambiente per consentire a persone fisiche e giuridiche, nazionali e straniere, di donare beni e servizi che verranno utilizzati per attività di conservazione: la prima fase del programma si concentra esclusivamente su 132 unità federali di conservazione in Amazzonia. I fondi saranno applicati direttamente dai partner nelle unità adottate. In futuro, l’idea è di espandere il programma ai parchi nazionali situati in altri biomi del paese. Le persone, fisiche o giuridiche, di nazionalità brasiliana possono adottare un pezzo di foresta amazzonica per 50 reais (8 euro) per ettaro, gli stranieri per 65 reais (10 euro).
Tra le azioni di tutela ambientale nell’ambito del programma vi sono la prevenzione e lotta agli incendi e al disboscamento, il recupero delle aree degradate, il consolidamento e l’attuazione dei piani di gestione, la sorveglianza e il monitoraggio dei parchi. Le persone e le aziende che adottano i parchi saranno riconosciute dal governo federale come “Partner ambientali” promuovendo questa partnership. L’adozione durerà un anno e potrà essere rinnovata fino a cinque anni. La prima azienda a sponsorizzare un’unità di conservazione sarà la catena Carrefour in Brasile. Durante la cerimonia al Palazzo Planalto, il ministro Ricardo Salles e il presidente di Carrefour America Latina, Noel Prioux, hanno firmato un protocollo di intenti per celebrare la partnership.
L’unità di conservazione adottata da Carrefour è la Riserva Estrattiva (Resex) del Lago do Cuniã, in Rondônia, con circa 75mila ettari. Nel suo discorso, Bolsonaro ha celebrato la prima adesione affermando che il programma sta attirando l’interesse delle imprese. “Questo possiamo dire a chi ci critica che non siamo in grado, per ragioni economiche, di occuparci di questo settore. Vieni ad aiutarci. E una società francese è stata la prima ad apparire, è una pietra miliare per noi, è la prova [di] che il progetto di Ricardo Salles è benvenuto e ha suscitato l’attenzione e l’interesse di molti imprenditori. Altri sono sulla buona strada “, ha dichiarato alla stampa.

Svolta o greenwashing?
La mossa brasiliana ha immediatamente scatenato il pubblico ludibrio: non solo da parte delle associazioni ambientaliste (vedasi Greenpeace Brasil che accusa il progetto di essere una truffa) ma dalle burocrazie di mezzo mondo. Se, infatti, i dati raccontano come il disboscamento illegale in Amazzonia non conosca freni, il dubbio legittimo è che questa operazione di facciata sia un mezzo per rabbonire l’Unione Europea e, allo stesso tempo, flirtare con Joe Biden: il Brasile, infatti, sente sempre più la pressione politica e commerciale per la politica del suo governo nei confronti dell’Amazzonia. Anche la propaganda attorno alla prima azienda che ha aderito, ovvero Carrefour, potrebbe essere una non tanto velata provocazione a Macron, fortemente critico negli ultimi due anni circa il disinteresse di Bolsonaro per l’Amazzonia.
Ma a spiegare il lifting ecologista di Bolsonaro vi è poi un’esigenza ancora più concreta della sola e semplice “immagine”, ovvero il trattato Ue-Mercosur, l’ipotetica area di libero scambio fra Unione Europea e Sud America. L’accordo commerciale versa in una fase di stallo e, sebbene sia auspicato da case automobilistiche e farmaceutiche, è soprattutto la Francia di Macron a premere per un prolungamento dei negoziati. Proprio pochi giorni fa, il ministro francese per il Commercio estero Franck Riester aveva dichiarato “Servono passi avanti su ambiente e aspetti sanitari. Senza modifiche l’accordo UE-Mercosur resterà in un limbo. Perché la Francia non firmerà questo accordo”. Parigi, infatti, punta alla modifica di una serie di punti del trattato che permettano di creare strumenti giuridici di verifica del rispetto delle norme ambientali da parte di Argentina, Brasile, Uruguay e Paraguay. Una richiesta inaccettabile per Bolsonaro, che ha dato vita ad una lunga battaglia con Parigi proprio su questo punto.
Ergo, le mosse delle ultime settimane del governo brasiliano, sembrano proprio tradire un restyling volto a suscitare un ammorbidimento delle posizione europee e americane provando a mostrare un certo dinamismo circa la vicenda dell’Amazzonia che, per ora, non sembra convincere il Nord del Mondo. Allo stesso tempo, su questo tema, sembrano venir fuori nuove tensioni nel suo stesso gabinetto: il principale interlocutore di diplomatici e investitori interessati alla politica ambientale del governo è, dalla crisi degli incendi del 2019, il vicepresidente Hamilton Mourão, che non ha partecipato alla cerimonia, a cui ha partecipato, invece, il ministro Salles. La crisi fra i due è latente da tempo, ed è riesplosa proprio in questi giorni a proposito dell’esclusione di Mourão da alcuni incontri tra ministri.

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