lunedì 19 Agosto 2024

Francia chiama Germania

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L’amministrazione Biden sta provando a separarle

Il ministero delle Forze Armate francese ha offerto quattro aerei Breguet Atlantic 2 alla Germania per colmare quella che sarà una prossima lacuna nelle capacità antisommergibili della Marina Tedesca, a condizione che Berlino provveda a modernizzare gli aerei. Come riportato da Defense News, Parigi ha dichiarato che “a seconda delle esigenze della Germania, i quattro aerei potrebbero essere venduti una volta che l’aggiornamento allo standard 6 sarà preso in carico dalla Germania”.
La proposta per i quattro aerei, che saranno portati all’ultimo standard tecnologico che ha superato con successo la pietra miliare della Ioc (Initial Operational Capability – Capacità operativa iniziale) nel 2020, include anche formazione per il personale e attività di manutenzione. Il ministero francese non ha specificato i costi della proposta ma ha riferito che gli accordi per armamento e contromisure verrebbero “elaborati in una seconda fase”.

I limiti della marina tedesca
L’offerta francese è stata avanzata per cercare di mantenere la Germania nel programma per il futuro Maritime Airborne Warfare System (Maws) che i due Paesi vogliono sviluppare congiuntamente: si tratta di un progetto per un nuovo pattugliatore marittimo da mettere in campo intorno al 2035. Il problema, però, è che la Marina Tedesca ha bisogno di nuovi aerei di questo tipo entro il 2025, anno in cui i P-3 Orion attualmente in servizio dovrebbero raggiungere la fine della loro vita utile.
A Berlino si deve decidere cosa fare. I funzionari della Difesa devono ancora scegliere quale aereo intendono proporre al Bundestag affinché ottenga il finanziamento che si esaurirà da qui al 2035, e sembra che il parlamento tedesco giungerà a una decisione in tal senso prima della fine di giugno. Secondo il ministero francese, l’offerta per gli Atlantic 2 è “basata sulla cooperazione operativa”, con negoziati in corso tra le due marine e la leadership civile della Difesa. Un passaggio chiave, secondo noi, stante quello che sta succedendo tra Parigi e Berlino proprio in merito alla cooperazione nell’ambito degli armamenti.

I programmi di cooperazioni bloccati
La Francia e la Germania hanno infatti in essere alcuni importanti programmi comuni: oltre al Maws, vi abbiamo già riferito dello Scaf (il nuovo sistema aeronautico di sesta generazione) e lo Mgcs (per un nuovo Mbt). Tutti questi programmi sembrano essere ad un punto morto – nonostante l’apparente accordo sui motori trovato molto di recente per il nuovo cacciabombardiere -, più per l’atteggiamento francese che tedesco. Parigi tende infatti a fare ostruzionismo davanti alle richieste di Berlino per la condivisione delle competenze tecnologiche e in merito ad una più equa ripartizione industriale.
Oltralpe, però, si teme che questa linea possa far indietreggiare la Germania sino a farla uscire dai programmi, consegnandola ad altri partner europei ma soprattutto agli Stati Uniti, che hanno più volte dimostrato, durante il quadriennio trumpiano, una postura “aggressiva” nei confronti di Berlino soprattutto per quanto riguarda la quota di Pil destinata alla Difesa e, di conseguenza, del livello di investimenti in armamenti made in Usa. Washington lamentava infatti, oltre al fatto che la Germania non avesse raggiunto la soglia del 2% del Pil per la Difesa (al pari di tanti altri partner europei tra cui l’Italia), che gli investimenti tedeschi andassero più in armamenti europei che di fabbricazione americana.

L’insidia americana
Il Budenstag ha cercato di mediare, piazzando un ordine per caccia F-18 che, insieme ad altri Eurofighter, andranno a sostituire i Tornado che presto saranno ritirati dal servizio attivo, ma gli Stati Uniti sono sempre in agguato, ed infatti, apertasi una nuova possibilità di entrare nel comparto aeronautico, hanno proposto a Berlino i loro Boeing P-8 Poseidon in sostituzione degli Orion. Una possibilità sostenuta anche dall’ex contrammiraglio della Marina Tedesca Andreas Krause, ritiratosi alla fine di marzo, che ritiene che il P-8 possa essere una efficace soluzione ad interim.
Il possibile arrivo del Poseidon, però, potrebbe essere destabilizzante su più fronti. Dal punto di vista della cooperazione franco-tedesca rappresenterebbe quasi sicuramente uno smacco politico ma ancora di più ci sarebbe il serio pericolo che i P-8 potrebbero diventare una soluzione definitiva, e non più solo temporanea.
A farcelo pensare sono le stesse caratteristiche del velivolo e quindi quelle del suo impiego. Si tratta di una piattaforma totalmente diversa dagli Orion: il Poseidon è pensato per effettuare missioni in quota, con una suite di sensori diversa e più ampia. Del resto si tratta di un velivolo con ala a freccia derivato dal Boeing 737 commerciale, una configurazione poco adatta per le basse quote e le basse velocità come quelle a cui opera l’Orion, che è un quadriturboelica con ala dritta. Questo significa che oltre ai costi di un aereo che è praticamente nuovo (e difficilmente un velivolo di questo tipo viene scelto come soluzione ad interim) la Germania dovrà rivedere l’addestramento del personale, abituato da decenni a dare la caccia ai sottomarini e al naviglio “nemico” con gli Orion.
Una considerazione da tenere presente proprio perché non è mai consigliabile avere una linea di volo dalla caratteristiche troppo eterogenee nel tempo, soprattutto se si deve poi dover tornare “al punto di partenza”. Il rischio (molto reale) è che i P-8, proprio perché si tratta di una macchina nuova e dalle modalità di impiego diverso, non saranno una soluzione temporanea ma definitiva, ponendo fine al programma Maws.

L’indecisione di Berlino sul da farsi
Non è chiaro se Berlino stia seriamente pensando ai Poseidon: il nuovo capo del servizio, il contrammiraglio Kay-Achim Schönbach, non si è ancora espresso sulla questione. Non ci stupiremmo, però, stante il nuovo corso politico intrapreso dalla Casa Bianca che ricerca maggiore “multilateralità” con gli alleati della Nato, se Berlino decidesse per la soluzione “americana” abbandonando quella “francese”, anche per via degli attriti generati dall’irremovibilità di Parigi su certe questioni già espresse.
Peserà sulla futura scelta tedesca anche una questione geopolitica per nulla secondaria, quella sul Nord Stream 2: Berlino potrebbe cercare di salvare il gasdotto, avverso agli Stati Uniti nel quadro del contrasto alla Russia, rinunciando non solo agli Atlantic 2 ma anche al Maws in favore dei Poseidon. Una possibilità assolutamente da evitare per la Francia, che proprio recentemente sta cambiando la sua visione politica facendosi portavoce della ricerca di maggiore “autonomia strategica” dell’Europa in seno alla Nato, sempre però da leggersi in chiave nazionale: Parigi vuole dirigere la politica estera dell’Europa, da sola, e per farlo è necessario rivedere certi meccanismi dell’Alleanza Atlantica che proprio il multilateralismo propagandato dalla nuova amministrazione statunitense potrebbe mettere in gioco.
In questo senso, ma anche per una questione di prestigio tutto interno, l’Eliseo ha dato il via ad una campagna verso l’Estremo Oriente che si accompagna a quella britannica e, se pur con le dovute considerazioni sulla sua scala, a quella tedesca. Affiancare gli Stati Uniti nel contrasto all’assertività nazionalista cinese può rappresentare una buona moneta di scambio per avere più libertà nella gestione della strategia europea, che la Francia vuole per sé affidandosi alla Germania per avere una “potenza continentale” al suo fianco.
Ovviamente il futuro della cooperazione tra Berlino e Parigi non è affidato solo ed esclusivamente alle sorti del programma per i nuovi pattugliatori marittimi, ma la scelta che farà la Germania sarà una buona cartina tornasole per capire come si stanno bilanciando certi equilibri di potere in seno all’Europa, con gli Stati Uniti pronti a spostarli in loro favore.

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