domenica 1 Settembre 2024

Evola: quello che ci resta

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L’esistenza esemplare di Julius Evola insegna ancora oggi la durezza verso se stessi, la libertà aristocratica dello spirito, il disprezzo di un mondo in rovina, il rifiuto virile di ogni devozione dolciastra.

Anzitutto c¹è l¹esempio. Prima della teoria, prima della speculazione e
delle esegesi possibili. Così bisogna rispondere a chi, a trent¹anni dalla
scomparsa di Julius Evola, chiedesse cosa resta e cosa no del suo transito
terrestre. Perché la durata si misura nella presenza degli stati d¹animo e
il nome di Evola riesce ancora a evocare un indecidibile grado di potenza.
Temuto, frainteso, agognato. Comunque presente. Evola fu artista e mago,
filosofo e cultore partecipe del sacro, scalatore dionisiaco, ideologo
superfascista e teorico della razza, reazionario e libertino. Maestro di se
stesso lungo la via solitaria che costeggia l¹abisso e punta al picco degli
avvoltoi, dove abita una verità apollinea che resiste alla desolazione,
dacché il sorriso degli dèi si è autoesiliato lontano. Nietzschiano quanto
basta, Evola edificò una teoria dell¹individuo assoluto che vale come
formidabile viatico nell¹epoca in cui la verità risiede nel frammento. ³Non
sono nulla, posso tutto² è la sorgente taoista da cui balugina la consegna
del filosofo: superare oltrepassare lasciarsi alle spalle il prisma che
riflette i mille volti della personalità ordinaria. Lavorare sul proprio io,
metterlo alla prova, estenuarlo fino a che i riflessi molteplici delle sue
false vesti non siano corrosi da un moto che nasca dal profondo. In fondo è
questo il segreto banale della Grande Opera. Ciò che Evola assunse in via
sperimentale, prima di edificarci su un pensiero ritagliato nel fuoco della
Grande guerra, bagnato nelle acque corrosive dell¹avanguardia, intagliato
nella pietra dell¹atanòr alchemico.

Per molti, sopra tutto giovani, Evola è una curiosa specie di mantra
balbettato nelle sezioni politiche della destra. Un santino formato bignami
utile a berciare parole d¹ordine, poche e confuse, sulla base di estratti,
sunti, riepiloghi d¹occasione. Spesso è interdetta la lettura delle sue cose
più serie, titaniche, voluttuosamente trascinanti verso la resa dei conti
con se stessi. Invece è nella direzione in cui rischiamo di smarrirci, che
la salvezza si manifesta sotto l¹abito del sacrificio. E il sacrificio si
nutre di quotidiane scommesse e atti di coraggio. Quelli che portarono Evola
all¹ascesi più dura, a interrogare la sorte sotto il fragore del

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