A ogni membro della Ue conviene poter sbandierare tanti casi di Covid almeno fino al 10 settembre
La ripresa economica dell’Eurozona c’è, ma parziale, fragile e disomogenea. È un quadro a tinte fosche quello tracciato dai verbali della riunione di luglio della Banca centrale europea, pubblicati ieri. A tal punto che non si escludono nuove misure in settembre. Analoga la visione sull’altro lato dell’Atlantico. La Federal Reserve avverte la Casa Bianca che il fardello della pandemia di Covid-19 sarà grosso, e potrebbe peggiorare in caso di una recrudescenza dei contagi. Intanto a soffrire sono state le piazze finanziarie mondiali: in Europa Francoforte cede l’1,16%, Parigi l’1,33%, Milano l’1,44% e Londra l’,57%; e in America il Dow Jones avanza dello 0,17% e il Nasdaq di oltre l’1%.
Alcuni barlumi nei cieli dell’area euro si sono osservati, ma prima di riveder del tutto le stelle bisognerà attendere ancora. La Bce di Christine Lagarde prende atto che sarà possibile una revisione al ribasso delle stime di crescita primaverili. «Parallelamente al contenimento del virus e all’allentamento delle misure di lockdown, si sono registrati segnali di una prima ripresa dei consumi, mentre in alcuni Paesi si è avuto un significativo rimbalzo della produzione industriale», spiegano i componenti del Consiglio direttivo dell’Eurotower. Tuttavia, non si può parlare di uscita dal tunnel.
«Un numero di fattori pesa su una ripresa completa», aggiungono. Fra questi, un flusso in aumento dei contagi da Covid, sempre più probabile in autunno. Per ora non vi sono evidenze di una restrizione del credito bancario come avvenuto a seguito della crisi subprime del 2007-2008, ma c’è un certo livello di stress. «Sebbene le condizioni dei mercati finanziari abbiano continuato a normalizzarsi dalla riunione di politica monetaria di giugno, restano più rigide e fragili rispetto al periodo prima della pandemia, e una certa frammentazione nei mercati è ancora evidenteEd è per questo che diventerà cruciale la prossima riunione, prevista per il 10 settembre. In caso di peggioramento della pandemia, non è possibile escludere un ampliamento del programma di acquisti di titoli pubblici e privati varato il 18 marzo e aumentato di entità in giugno, fino a toccare quota 1.350 miliardi di euro. La portata del Pandemic emergency purchase programme (Pepp) potrebbe salire ancora, secondo gli economisti di J.P. Morgan.
E potrebbe essere dotato di maggiore flessibilità, per aiutare i Paesi più vulnerabili. Le cose non vanno meglio negli Stati Uniti. Già ieri la Fed guidata da Jerome Powell aveva sottolineato che la situazione macroeconomica non è rosea. I verbali dell’ultimo meeting del Federal open market committee (Fomc), il braccio operativo della banca centrale americana, evidenziano un netto deterioramento delle condizioni interne, causate dai confinamenti e dall’incertezza sul futuro.
A prova di ciò, le nuove richieste di disoccupazione su base settimanale e l’indice Fed di Filadelfia, che valuta l’andamento della produzione industriale. Entrambi hanno disatteso le stime degli analisti. Come per Francoforte, anche Washington valuterà a settembre le prossime mosse. Sul piatto c’è un nuovo piano di stimoli, più poderoso.