Israele cede agli Usa. Non capita spesso
Il ministro della Giustizia israeliano ha firmato l’ordine di estradizione per condurre l’hacker russo Aleksey Burkov negli Stati Uniti come desiderato da Washington. Israele non fa passi indietro e non dà credito alla pista dello “scambio di prigionieri” proposto da fonti esterne al Cremlino. La ferma decisione israeliana sembra non tenere conto – almeno nei collegamenti con il caso Burkov – del destino di Naama Issachar: la donna israelo-americana arrestata per traffico di droga mentre era in transito nell’aeroporto di Mosca a cui è stata inflitta una pena di dieci anni di carcere dopo essere stata trovata in possesso di dieci grammi di marijuana.
Aleksey Burkov, detenuto da quattro anni del carcere israeliano di Hadarim, secondo l’intelligence di Stati Uniti e Israele è una “spia” esperta nel campo cibernetico legata ai servizi segreti russi. Arrestato nel 2015 su mandato emesso dall’Interpol, Burkov era ricercato per crimini commessi negli Stati Uniti: l’hacker avrebbe sottratto e divulgato codici di carte di credito e conti bancari di oltre 150mila cittadini statunitensi per permettere a terzi di condurre operazioni finanziare più o meno lecite nel “dark web”.
Non appena recepita l’informazione della possibilità che Burkov venisse estradato negli Stati Uniti, il Cremlino ha mobilitato i suoi emissari presso lo stato israeliano affermando che anche la Federazione Russa intendeva “mettere le mani” sul pericoloso pirata informatico originario di San Pietroburgo; ma per i funzionari dell’intelligence israeliano l’interesse di Mosca – che non ha presentato le stesse prove portate dagli americani – sarebbe distante da un improvviso “zelo” giustizialista. Burkov, infatti, il silenzioso prigioniero russo, potrebbe essere legato all’Fsb, al Gru, o ad altre divisioni cyber dell’esercito di Vladimir Putin.
In una dichiarazione ufficiale il ministro Ohana ha affermato che “la decisione è stata presa dopo molte discussioni approfondite nelle ultime settimane con vari partiti, tra cui figure politiche e giuridiche”; e non sembrano esserci legami con l’arresto di Naama Issachar. Secondo quanto riportato dal Time Of Israel , il portavoce della famiglia Issachar ha definito la scelta del ministro “immorale e disumana”: “Solo ieri il ministro ha affermato che era compito di Israele provocare la liberazione di Naama, e sfortunatamente ha agito in modo tale da contraddire la sua dichiarazione”. Secondo la famiglia, che ora crede veramente in un collegamento tra il destino della giovane donna e quello dell’hacker russo, “ogni giorno i russi rendono più difficili le condizioni carcerarie di Naama, ed è responsabilità di Israele toglierla da quell’incubo”.
La decisione di estradare il prigioniero negli Stati Uniti sta spingendo gli avvocati della giovane israeliana (ritenuta ora a tutti gli effetti un “ostaggio politico”) a ricorre all’Alta Corte di giustizia per sovvertire la decisione. Ma la verità è che nessun contatto formale – sebbene si sia parlato di un rifiuto da parte di Gerusalemme in alcune proposte di Mosca – ha mai certificato un filo rosso che legasse il destino di questi due ventenni: che non si sono mai incontrati e sono diventi protagonisti di un intrigo internazionale che vede Israele alle prese con le pretese delle due potenze.
Secondo alcune indiscrezioni divulgate dalla rete israeliana Channel 13, alcuni funzionari del governo hanno affermato che “Gerusalemme avrebbe rifiutato un’offerta di Mosca per scambiare Burkov con la Issachar”. Sostenendo inoltre che la Russia sta cercando in ogni modo l’estradizione di Burkov nella Federazione, sollecitando ripetutamente Israele a “restituirlo”. Gli stessi funzionari affermano anche che Burkov sarebbe legato all’intelligence militare russa.
Per quanto ne sappiamo, il destino di Naama Issachar – che ha comunque violato le leggi internazionali, sebbene la pena inflittale è “enorme” al cospetto del crimine contestato – è nelle mani del presidente Vladimir Putin, al quale il primo ministro uscente Benjamin Netanyahu ha inviato una richiesta formale di grazia. Ricevuta la richiesta, il Cremlino rispose che l’avrebbe presa in considerazione, ma ora che il ministero della Giustizia israeliano ha rifiutato di legare il destino della Issachar a quello Burkov – firmando la richiesta di estradizione e avvalendosi della tesi che in ogni caso sarebbero state estremamente gravi le conseguenze se Israele avesse accettato uno scambio di questo tipo – la scarcerazione della giovane è rimandata.