domenica 1 Settembre 2024

ATTACCHI MEDIATICI

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Da qualche tempo ormai soffro di quelli che io chiamo “attacchi mediatici”. Tutti noi abbiamo sentito parlare degli “attacchi di vecchiaia”, un’espressione usata per lo piu’ dagli anziani quando improvvisamente hanno un vuoto di memoria. Non ci si ricorda piu’ niente e l’anziano protesta: “E’ un attacco di vecchiaia”. Un attacco mediatico e’ un po’ diverso. Si verifica mentre leggi o ascolti le notizie. Sei inorridito e frustrato per i pregiudizi conservatori, l’evasivita’, l’illogicita’ e la vera e propria disinformazione. Non hai un vuoto mentale, semplicemente vorresti averlo.

di Michael Parenti



Da qualche tempo ormai soffro di quelli che io chiamo “attacchi mediatici”. Tutti noi abbiamo sentito parlare degli “attacchi di vecchiaia”, un’espressione usata per lo piu’ dagli anziani quando improvvisamente hanno un vuoto di memoria. Non ci si ricorda piu’ niente e l’anziano protesta: “E’ un attacco di vecchiaia”. Un attacco mediatico e’ un po’ diverso. Si verifica mentre leggi o ascolti le notizie. Sei inorridito e frustrato per i pregiudizi conservatori, l’evasivita’, l’illogicita’ e la vera e propria disinformazione. Non hai un vuoto mentale, semplicemente vorresti averlo.



Ricordo un attacco mediatico che mi ha colpito mentre ascoltavo un notiziario della BBC. Si presume che la BBC fornisca una trattazione delle notizie migliore di quella dei principali mezzi d’informazione statunitense. Di tanto in tanto trasmette servizi sull’Europa e il Terzo Mondo che difficilmente sarebbero ripresi dai conduttori di telegiornali negli Usa. E poi i giornalisti della BBC rivolgono domande scomode ai personaggi che intervistano, con un piglio critico raramente riscontrato nei giornalisti Usa. La verita’ pero’ e’ che, quando si tratta di affrontare le questioni fondamentali del potere economico, del predominio delle multinazionali e della globalizzazione occidentale, i giornalisti e commentatori della BBC stanno attenti quanto i loro colleghi americani a non avventurarsi oltre certi parametri ortodossi.



Il recente pezzo della BBC che ha prodotto in me uno di questi attacchi mediatici era un servizio speciale sull’asma, che iniziava osservando che il numero delle persone che soffrono di quel disturbo sta aumentando al tasso allarmante del 50% ogni dieci anni. “Gli scienziati sono sconcertati”, perche’ “non ci sono spiegazioni facili”, dice il commentatore. Un fattore e’ la “predisposizione genetica”. Si sente uno scienziato britannico affermare che, si’, dietro l’asma c’e’ sicuramente un fattore ereditario; tende a ricorrere nelle famiglie. Ma certo, mi dico, l’asma aumenta del 50% ogni dieci anni perche’ la gente con una predisposizione genetica verso quell’affezione fa piu’ sesso e ha piu’ figli di tutti gli altri. Sento avvicinarsi un attacco mediatico.



Ci sono altri fattori che contribuiscono alla diffusione dell’asma, prosegue il commentatore, per esempio lo “stile di vita”. E intervista un altro scienziato che conferma questa “scoperta scientifica”. La gente mantiene piu’ pulita la propria abitazione, usa l’aria condizionata e, in genere, si crea un ambiente di vita piu’ asettico, spiega lo scienziato. Cio’ significa che manca l’esposizione ai pollini, alla polvere e allo sporco dei bei tempi andati. Quindi, non ci si costruiscono le difese contro tali sostanze irritanti. Questi commenti mi fanno ripensare alla mia infanzia, quando vivevo vicino a un cantiere edile che per un’infinita’ di mesi ha depositato ogni giorno nuvole di polvere sulla mia casetta. Anziche’ diventare piu’ resistente, ho sviluppato un’ipersensibilita’ alla polvere e alla terra che non mi ha piu’ abbandonato. e’ proprio vero che l’esposizione a un ambiente tossico ci rende piu’ forti? Co

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