O forse soltanto oscurando quanto deve ancora essere taciuto
“Sono stati fatti troppi errori, e questi errori pesano. Speriamo si riesca a trovare il modo per evitarli in futuro”. Silvio Garattini, farmacologo, commenta così l’emergenza coronavirus a Mezz’ora in più su Rai3. Da bergamasco, racconta di provare una grande pena per la sua città. A pandemia in corso, bisogna dare priorità al vaccino o alla cura? “Bisogna fare entrambe le cose”, spiega il presidente e fondatore dell’Istituto di ricerche farmacologiche “Mario Negri”.
Per quanto riguarda le cure spiega: “Partiti studi su farmaci antireumatici, su farmaco utilizzato contro Ebola e su farmaco antimalaria”. C’è poi un’altra pista, già tentata in Cina: “Si sta poi tentando l’utilizzo del sangue dei pazienti che hanno contratto la malattia. I loro anticorpi, somministrati ai pazienti, possono impedire l’ulteriore sviluppo della malattia. Ma si tratta di una fase sperimentale”.
Sul farmaco usato in Giappone, tiene a precisare, “non abbiamo dati certi”.
Sul vaccino, poi, spiega: “Se ne stanno occupando 20 centri nel mondo, in Italia ci stanno provando a Pomezia. L’idea è che possa essere pronto per la fine dell’anno. Sarebbe un gran risultato, perché diventerebbe un’arma importante”, se il virus dovesse tornare.
Poi l’accusa: “Siamo in un momento in cui tutti chiedono farmaci e vaccini. Ma in questo Paese la ricerca è considerata meno che nulla. Non si può sperare facciano grandi cose se teniamo i ricercatori nella miseria. Mi auguro che quando ci sarà il ‘dopo’ questa considerazione venga fatta dalla politica”.