lunedì 4 Dicembre 2023

C’era una volta, in Italia

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il lavoro ed era anche pagato, poi…

Sembra l’inizio di una favola ,di quelle che le mamme raccontano ai bimbi, i quali sognano i mestieri più disparati, pompiere, poliziotto, scienziato, comunque tutti a fin di bene o per salvare gli altri o per salvare il mondo.
Purtroppo la realtà è ben diversa, essa  ci pone di fronte le difficoltà piu svariate quando si cerca un lavoro come, ad esempio, il clientelismo, male atavico del sistema democratico italiano. In altre parole tu mi voti ed io ti assumo, basta che mi voti sempre.  Spesso le raccomandazioni politiche, che nulla hanno a che fare con il merito, sono l’unica via di accesso al mondo del lavoro. Già il merito, parola sconosciuta di fatto al sistema democratico italiano nato dopo la seconda guerra mondiale. Ma l’art 1 della costituzione non recita per caso che ”L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.”?
Vogliamo poi parlare del vecchio ed inutile  ufficio di collocamento adesso chiamato pomposamente “ centro per l’impiego”? A me sembra francamente di scoprire, non un luogo comune, ma il primo vero inganno della democrazia, nessuno trova lavoro (quello buono) se non attraverso il sitema clientelare. Ecco svelata la prima catena fondamentale: non emergi economicamente e quindi non progetti la tua vita personale se non sei inserito in un contesto clientelare. Si perché occorre anche fare delle distinzioni, il lavoro quello buono, garantito e ben remunerato in Italia è prerogativa dei soliti noti e cioè partiti, associazioni più o meno segrete, come quelle dei “grembiulini bianchi” che gestiscono di fatto tutti i posti dirigenziali sia del settore privato che di quello pubblico. Ma il mainstream  non sembra accorgersene, anzi fa finta di niente, fin quando esplodono crisi aziendali di portata nazionale come l’ Alitalia o la ex Ilva di Taranto.
Sì perché nel frattempo il capitalismo internazionale sfrutta il servilismo della democrazia italiana, asservita ai padroni americani, facendo dell’Italia terra di conquista anche col benestare stesso dei governanti, servi (il famoso  mortadella su tutti) delle oligarchie economiche europee, svendendo tutte le migliori società di servizi che avevamo nel nostro paese e rubando il nostro know-how, la nostra eccellenza insomma, che emerge, comunque, solo grazie  a pochi singoli italiani.
C’era una volta l IRI (Istituto per la Ricostruzione industriale), ma udite udite c’è ancora l’INPS, vero polmone economico dell’Italia, vera cassa continua dei governanti, alimentata dalla contribuzione dei lavoratori, cui accollare economicamente cassa integrazione, reddito di cittadinanza e altre porcate come la fusione con l’INPDAP che aveva un buco economico vertiginoso e salvato appunto da mamma Inps. Forse non tutti sanno ,o comunque è bene ricordarlo, che l’attuale INPS fu rifondato ,o meglio rivisto, da Benito Mussolini, dal Fascismo, col nome di “Isituto Nazionale Fascista della Previdenza Sociale” con regio decreto nel 1933, mentre nel 1924 istituisce il TFR, trattamento di fine rapporto, per i lavoratori licenziati. Insomma la pensione e la liquidazione dei lavoratori italiani sono istituti del Fascismo.

Quanto durerà ancora non è dato saperlo, viste le sciagurate politiche di smantellamento sistematico, tutte ispirate da un capitalismo non più nostrano ma internazionale e globalista. Un altro aspetto da sottolineare è, oggi,la totale mancanza di un progetto e di una politica industriale nazionali, nonché l’assoluta mancanza di investimenti pubblici volti alla creazione delle cosiddette infrastrutture l e famose opere pubbliche di cui il Fascismo si fece portatore ed esecutore e che diede un forte impulso economico al Paese, e quindi anche all’occupazione.
Mi chiedo che tipo di Stato è quello che non crea lavoro per i suoi giovani, che svende le maggiori società italiane di servizi a multinazionali e banche, privatizzando di fatto il sistema energetico nazionale, l’industria dell’acciaio, delle telecomunicazioni ed altro ancora! Che Stato è quello che non è capace di tutelare il suo popolo dal banditismo capitalista, come nel caso delle acciaierie di Taranto e Genova. Che Stato è quello che per continuare a vivere ricorre alla menzogna e all’ inganno attraverso una stampa asservita ed una tv di Stato che invece di erogare un servizio pubblico eroga solo una programmazione spazzatura e informazioni distorte, così che i cattivi oggi sono quelli che nel passato hanno creato i fondamenti a protezione dei lavoratori italiani (pensione e liquidazione) mentre i buoni sono quelli di oggi, incapaci di tutelare 10000 lavoratori dai banditi del capitalismo mondiale.  In questo scenario devastato, non basta chiedere nazionalizzazioni che nel caso dell’Ilva (ex Italsider) già hanno avuto esito infausto oppure aiuti ed investimenti da chissà chi, ma  occorre recuperare principalmente quello Spirito, quell’Audacia e quella Volontà di Potenza che nessuna ricetta economicista di stampo democratico potrà mai dare ed in assenza del quale ogni sforzo sarà vano. Occore fare Politica hic et nunc, senza inutili nostalgismi storici paralizzanti per le forme politiche del passato, storicamente terminate,ma essendo capaci di essere avanguardia del futuro nell’epoca della robotica e del digitale.
Come lo fu a suo tempo il Fascismo.

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