Il merito è sempre e solo di Jean-Marie Le Pen. Il dopo rischia di essere terribile
Il successo del Front National altro non è se non il ritorno a casa dei voti che Sarkozy aveva scippato a molti elettori francesi con promesse non mantenute e che del resto mai si era sognato lontanamete di voler mantenere.
Il Presidente francese, così simile a Fini, con cui condivide un eccellente protettore importante (il supercapitalista Dassault) e il gusto nel genere di consorti, e così affine ad Alemanno negli equilibrismi tra poteri che s’illude di accontentare simulando mediazioni, ha deluso tutti.
Il voto al Front National ha un valore político non da poco, anche perché smentisce tutte le elucubrazioni de la “droite términale” che pensava, su basi del tutto sballate e surrealiste, di prenderne parzialmente il posto; una brama del tutto campata in aria che poteva essere viva solo nell’immaginario adolescenziale degli emarginati.
Purtoppo però questa vitoria non avrà conseguenze eccezionali perché, almeno da quanto è stato annunciato, tra pochi mesi Le Pen lascerà la presidenza del partito. Lo sostituirà la figlia, Marine, che, per cultura, índole e vocazione, nulla ha a che vedere con il padre e, come già ha dimostrato a più riprese, è volgarmente sensibile agli occidentalismi in salsa angloamericana ed è preda inmediata di tutti i pifferai delle destre servili.
Questo, purtroppo, lascia pensare che la vittoria del Front sia un canto del cigno.
In ogni caso godiamocela, almeno per ora.