giovedì 26 Dicembre 2024

Che fine ha fatto tangentopoli?

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La politica si è moralizzata! Niente più tangenti, concorsi truccati, corruzioni, ecc.. 

 

Affideremmo le chiavi di casa e perfino i nostri figli agli onorevoli. E tutto questo grazie alla magistratura che 17 anni fa spazzò via un governo corrotto fino al midollo per impiantarne uno onesto, anzi onestissimo…

In questi mesi non passa giorno senza che un politico, di qualsivoglia schieramento, incappi in qualche indagine della magistratura o venga tratto in arresto. Uno dopo l’altro noti e meno noti finiscono nella rete degli investigatori. Le accuse che si leggono sulle prime pagine dei giornali e nei talk show in televisione sono le più svariate: si va dall’appalto combinato all’affitto in nero, dal concorso truccato alla detenzione di cocaina.  

La tangentopoli del passato non è un lontano ricordo, ma vivido presente di molti, troppi, “onorevoli”. La tangente infatti resiste. Attraversa il Paese, viaggia da Nord a Sud, e non ha un preminente colore politico: la praticano tanto a destra quanto a sinistra. C’è allora moltissimo lavoro per i pochi giudici in servizio. Questi ultimi, sommersi da inchieste di mille tipi, si trovano così a dover continuamente imbastire nuovi e pesanti processi, che originano enormi pressioni e che spesso e volentieri favoriscono prescrizioni di numerose, e non meno importanti, inchieste comuni (omicidi, furti, stupri e via dicendo).

Migliaia di arresti e decine di condanne, centinaia di articoli sui giornali con le precise trascrizioni delle requisitorie dei pubblici ministeri, illuminate interviste rilasciate dalle procure negli anni del boom moralizzatore di Tangentopoli, non hanno avuto alcun effetto. Niente è servito a porre un freno ad una situazione che continua a riproporsi, ma che va ben oltre i livelli di allarme dell’epoca passata. Nessun rallentamento, infatti, di quel fenomeno che viene oggi rappresentato, usando un eufemismo, come il malcostume della politica italiana: politici sempre più disonesti e partiti sempre più “partiti” per la tangente.

Eppure qualcosa è cambiato. Se è vero che si ruba ancora, e molto più di prima, si pensa però molto meno al finanziamento illecito dei partiti (per quello c’è sempre il rimborso elettorale), e sempre di più, invece, a mogli, figli e amanti. La bustarella, insomma, è tutta per l’onorevole e la sua famiglia allargata. I soldi vengono spesi anche nell’ organizzazione di festini con trans e prostitute (con prestazioni da tremila euro in su)*. Infine, ad addolcire il mix di sesso e potere, l’immancabile polvere bianca. La droga, alla quale sembra non voler rinunciare un parlamentare su tre.

Altra “innovazione” rispetto al passato è poi rappresentata dalla totale indifferenza del politico nella scelta di tecnici e burocrati ai quali affidare delicate competenze amministrative. Così nel sottogoverno di Regioni, Comuni e Province, al posto dell’esperto in quota al partito socialista, democristiano o comunista, viene piazzato il signor Rossi, grande incompetente e dal curriculum inesistente, ma parente, amico, o amante di.  

Anche il Paese è cambiato. A fronte di una disoccupazione in continuo aumento sono decuplicati gli affari delle agenzie private del collocamento, spuntate come funghi su tutto il territorio nazionale, in particolare al Sud. Contemporaneamente sono ormai numerosissimi gli enti di formazione dei sindacati e di varie altre associazioni che vengono lautamente finanziati da comuni e regioni e che, nonostante risultati inadeguati e parecchi scandali (corsi fantasma e servizi inesistenti) non accennano affatto a diminuire. Si costruisce, poi, maggiormente rispetto al passato, o meglio si aprono più cantieri, mentre è raro veder finita un’opera pubblica nel tempo prestabilito. Il flusso di denaro pubblico, che circola nei palazzi istituzionali, cresce infatti in modo direttamente proporzionale alla lentezza di ogni lavoro.

Gli anni ’90, quelli ruggenti di una Magistratura pronta a tutto per ripristinare la legalità, avevano messo a nudo le pecche di un sistema diffusamente corrotto che però, in confronto all’attuale, sembra un paradiso di onestà.

Ai tempi di tangentopoli la magistratura tenne uno stretto dialogo con i giornali: non fu risparmiato inchiostro per descrivere uno dopo l’altro i ladrocini dell’intera classe politica italiana. Dall’oggi al domani, senza alcun preavviso, le Procure misero sotto torchio insospettabili, incarcerarono persone fino ad allora rispettabili e lanciarono pesantissime accuse ad altri considerati intoccabili. Imputazioni che riguardavano reati fino a poco tempo prima totalmente tollerati. Ogni persecuzione di piazza, ogni carriera distrutta, ogni accusa feroce, venne giustificata con il fine supremo di ripristinare la legalità.

Ma soprattutto fu mobilitata la società civile: si voleva attuare, o almeno questo si diceva, una rivoluzione morale. Nomi emergenti del giornalismo italiano si diedero in questa logica parecchio da fare nel riportare in paginoni a nove colonne i resoconti delle inchieste dei magistrati.  Furono imbastiti centinaia di processi, molti dei quali si sono prolungati fino ai giorni nostri. Non fu risparmiato il carcere a nessuno e la persecuzione fu così violenta che, come ci hanno raccontato gli ex pm di allora, gli indagati, quando non addirittura i semplici testimoni, confessavano a ritmo continuo crimini veri o presunti, ancor prima che venissero loro letti i propri diritti o che gli stessi potessero consultare un avvocato.

Poi, quasi all’improvviso, la grande caccia ai “tangentisti” subì un arresto. Per alcuni inaspettato, per molti prevedibile e atteso. Con gli storici partiti messi fuori gioco e la classe politica svuotata di tutto il suo potere, soprattutto presso l’opinione pubblica, i magistrati decisero di porre fine a quell’operazione in grande stile. E fu su quell’ondata di protesta e contestazione verso la classe politica ormai scardinata che si ricostruì il nuovo sistema partitico italiano. Che però fin da subito assomigliò a quello vecchio.

Si formarono, è vero, nuove formazioni politiche, ma le vecchie disoneste consuetudini si conservarono tutte ed anzi si ampliarono con più scioltezza.

Ma nonostante tutto,  a dispetto dei racconti di Tanzi**(limitandosi ai fatti recenti), questa volta le procure furono magnanime. E la classe politica si salvò.

Oggi, invero, i problemi degli onorevoli sono ben altri e riguardano più l’ambito privato della singola persona che non il ruolo pubblico collegato al partito. I giornali parlano e (fanno parlare) di  prostitute e trans a pagamento, di prestazioni sessuali e giochi erotici. Il politico viene così colpito nella sua fragilità di persona comune, nei suoi peccatucci più nascosti, e la sua intimità è messa a nudo: la privacy resta un lontano ricordo. All’onorevole non si perdona, infatti, la scappatella, il doppio e triplo incarico, il peculato d’uso (ovvero l’utilizzo improprio dell’auto-blu) e qualche altro personale vizietto; ci si indigna molto meno, invece, per tangenti e concorsi truccati (che però sono all’ordine del giorno, e forse proprio per questo). Almeno che non ci sia di mezzo qualche nome eccellente, da far cadere, che fa puntualmente gridare allo scandalo i giornali. E nelle Università, nei Comuni, nelle Province, le corruzioni che vengono alla luce sono proprio quelle che scaturiscono da scontri di potere. Una cattedra che doveva andare al figlio di un barone e che invece è andata al figlio di un altro barone, o un concorso che doveva vincere il figlio del rettore che invece è andato al figlio del politico. E in questa guerra tra potenti, la sola che sembra giungere alle orecchie dei giornalisti, la magistratura gioca un ruolo sempre più di rimessa. E la gente si schiera, con Tizio o Caio, con il figlio del rettore o con il figlio del politico, con la stessa passione con la quale scandiva i nomi dei magistrati del pool di Mani Pulite.

Lontani i tempi delle grandi indagini, ed in barba agli obblighi costituzionali, le procure si limitano ad indagare a corrente alternata. Chiudono a volte più di un occhio e spesso archiviano prima che una faccenda possa trasformarsi in uno scandalo sociale, con il coinvolgimento delle istituzioni e dei politici di ogni schieramento. Questo fenomeno lo si vede soprattutto nelle grandi città, dove le mafie, diligentemente impegnate nelle loro attività criminose, sono riuscite in poco tempo, proprio perché indisturbate, a prendere il controllo di interi quartieri, soprattutto nelle periferie.

Continuano a persistere, invece, le fughe di notizie. Spesso si tratta di stralci di intercettazioni finite nelle mani di non addetti, dai quali i media riescono poi a ricavare ore e ore di talk show. Così in televisione una volta si parla di Berlusconi e Noemi, un’altra di Marrazzo e Brenda, un’altra ancora di Sollecito e Amanda Knox.

Allo stesso tempo si continua a parlare di rivoluzione morale, di lotta alla criminalità, di volontà di por fine al malcostume della politica. Ora come allora si condannano scandali e disonestà, ma a differenza di ieri, oggi non si mette in discussione il sistema partitico nel suo complesso ed il perimetro del “gioco” viene circoscritto, sempre più, sia dai fascicoli delle procure che dalle penne dei giornalisti. E l’opinione pubblica si adegua. Ancor più consapevole di ieri delle corruzioni e dei ladrocini della politica e scorgendo oggi i giudici di ieri nella veste di politici indagati, la gente sembra infine aver capito…

 

*“Marrazzo stipendiava un trans” Gli inquirenti: testimonianze sconvolgenti. Due a settimana

gli appuntamenti sessuali – I trans insistono: altri sotto ricatto (La Stampa);  Festino hard, Mele: sono io il parlamentare (Il Corriere)

**Da Tanzi soldi a politici di tutti i partiti (La Repubblica)

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