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Con le mani nel Sachs

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Le manovre del colosso Wasp contro la Grecia e l’Europa

Goldman Sachs, la banca più potente del mondo, ha speculato alle spalle della Grecia facendosi remunerare da Atene per aiutarla a gestire il suo debito.
Questa è l’accusa che ronza nella testa di tutti i banchieri europei.
Fatto rarissimo: i politici sono saliti in cattedra per mettere in forse la credibilità della Goldman Sachs. La Merkel ha giudicato “scandaloso” che alcune banche abbiano aiutato a truccare il deficit greco al fine di provocare una crisi nella zona euro. Le ha fatto eco la ministra dell’economia, Christine Lagarde.

Arrivano i nostri

A inizio novembre il nuovo governo socialista ellenico targato Papandreu si strappava i capelli non sapendo come convincere i mercati e Bruxelles che avreppe potuto mantenere il programma di austerità per ridurre un debito abissale (112% del pil). A questo punto, racconta il New York Times, una delegazione di banchieri della Goldman Sachs, guidati dal loro numero due, Gary Cohn, sbarcava ad Atene. I nostri cari banchieri avevano preso appuntamento per presentare un’ultima piccola meraviglia: “uno strumento finanziario che permette di rinviare ad un futuro lontano i costi del sistema sanitario”. E quindi di permettere ad Atene di respirare un po’. Goldman Sachs si sente come a casa, Gary Cohn avrebbe incontrato almeno due volte il premier ellenico.
Questa promiscuità non scandalizza nessuno; “fa parte della cultura americana e in particolare di quella della Goldman Sachs d’intrattenere contatti diretti con i capi di Stato o i ministri della finanza”.  “Goldman Sachs non s’interessa al mercato del debito di grandi paesi, come la Francia o la Germania, ma di quelli piccoli, come la Grecia o il Portogallo, perché è un debito più volatile, dunque maggiormente speculativo –  annuncia un responsabile economico europeo. – E’ molto più facile per guadagnare presto e con maggior discrezione”.

Gli antefatti

Gà tra il 2001 e il 2004 Goldman Sachs aveva manovrato per aiutare la Grecia a camuffare il suo debito. Come? In due modi distinti. Dapprima mediante degli swaps di cambio. Quando un Paese vende il proprio debito sul mercato può emettere delle obbligazioni in euro o in un’altra valuta. Per coprirsi dai rischi di cambio il governo ricorre a degli strumenti finanziari (i famosi swaps).
Fin qui tutto normale, Molti paesi hanno utilizzato questa tecnica. L’affare si complica e può rivelarsi illegale quando il governo e la sua banca decidono in corsa la parità del tasso di cambio della loro copertura, senza avvertire nessuno. E dunque di migliorare, artificialmente, il valore del proprio debito. L’astuzia sta nell’anticipare le ricette future; ed è quanto avrebbe raccomandato Goldman Sachs al governo conservatore dell’epoca “anticipando i versamenti per far abbassare lo 0,5% del pil”. La banca, per queste consulenze, avrebbe incamerato tra i 200 e i 300 milioni di dollari.

Il rumore e la tempesta

Alla fine del 2009 la Grecia però va verso la catastrofe, i tassi d’interesse volano, lo scenario di un fallimento si fa strada. Il 25 gennaio 2010 la Grecia ha appuntamento con il mercato: vuole emettere 3 miliardi d’euro di prestiti: il debito è un prodotto finanziario come un altro, un pezzo di carta con un prezzo (il suo tasso di remunerazione) e una scadenza (la data di rimborso). Da quel momento vive la sua vita su di un mercato, evolvendo il suo prezzo a seconda della domanda e dell’offerta degli investitori.
Per trovare i clienti Atene fa appello ad un pugno di banche d’affari, Goldman Sachs tra queste. La loro missione? Rassicurare gli acquirenti potenziali (compagnie di assicurazione, fondi di pensione, ma anche hedge funds…) sulla qualità della carta greca. L’operazione si avver un grande successo: 25 miliardi d’euro di domanda fronte a 8 miliardi di euro emessi, Tutti i players della finanza si disputano il debito greco; per una sempice ragione: è remunerato a un tasso che sfida ogni concorrenza:  intorno al 6%.
Ritorna la calma. Ma solo per 24 ore. Mercoledì 27 gennaio il Financial Times, la bibbia degli operatori del mercato, afferma che la Cina ha rifiutato di acquistare 25 miliardi d’euro di debito greco, proposto in esclusiva da… Goldman Sachs. E’ Gary Cohn in persona, scrive il FT, ad aver proposto l’affare al primo ministro greco. La notiza semina il panico. Per i traders Atene è vicina al baratro perché deve sollecitare direttamente la Cina.
Atene smentisce ma gli investitori esigono subito un incentivo molto più elevato, il che è strano visto che tutti i professionisti sanno bene che la notizia è un bidone. “Nessun Paese ha mai acquistato 25 miliardi di debito in un sol colpo, noi abbiamo riso tutti nell’intendere questa fola” dice un banchiere francese “Io non posso credere che il Finacial Times non abbia verificato un’informazione del genere presso la Goldman Sachs. Questo significa che la banca aveva interesse a che una simile notizia fosse propagandata benché falsa”.

Doppio gioco

E per che ragione? Per fare cash. Perché quando ci si chiama Goldman Sachs non ci si accontenta d’incassare con la mano destra le commissioni per la consulenza al governo greco ma si vuole intascare anche con la sinistra speculando contro la Grecia.
La banca riconosce che mentre consigliava il governo greco  raccomandava ai propri clienti, in particolare agli hedge funds, di comprare i CDS (Credit Default Swap). Cos’è un CDS? Un prodotto finanziario, una sorta di assicurazione destinata a premunirsi contro il fallimento di uno Stato, un pezzo di carta che può rivelarsi un titolo altamente speculativo. In chiaro, se  Goldman Sachs consiglia di acquistare dei CDS vuol dire che essa prevede, o meglio anticipa, un rialzo del prezzo del CDS. E quindi che la Grecia è a rischio.
Non molto elegante da parte della prima banca consigliera d’Atene!
Ma quello che è più grave è che  Goldman Sachs è, in quel momento, uno dei principali attori che speculano sul mercato contro gli interessi della Grecia. In collaborazione con l’hedge fund americano Paulson, quello stesso che si è arricchito durante la crisi dei subprimes.
“E’ una regola etica del nostro mestiere – dice un banchiere europeo – non si può essere remunerati al contempo per aiutare un governo e speculare sui CDS del debito del Paese. Eppure sembra che  Goldman Sachs lo abbia fatto uguamente”.
La cosa però non può essere provata con certezza in quanto il mercato dei CDS è totalmente opaco e non regolamentato. E se si pone la domanda a un portaparola della  Goldman Sachs la risposta è semre la stessa: “no comment”.
Di certo c’è che la falsa informazione del Financial Times ha fatto l’affare della banca creando un clima propizio alla speculazione. Secondo il vecchio adagio “si accetta sul rumore e si rivende sui fatti”,  Goldman Sachs ha speculato contro l’euro.

Anglosassoni contro l’euro

Secondo le autorità americane, fra il 26 gennaio e il 2 febbraio, dei fondi speculativi e delle banche d’investimento (tra cui la  Goldman Sachs) hanno venduto massicciamente euro contro dollari. Hanno liquidato così 5,5 miliardi di euro, proprio come nel settembre 2008, e ciò nel pieno della crisi. Insomma la banca americana avrebbe guadagnato su tutti i tavoli.
Malgrado le domande che abbiamo ripetutamente posto alla banca, è stato impossibile ottenere risposte, neanche la più banale. Un organigramma della  Goldman Sachs in Europa? “Non esiste”.
Eppure molte personalità parlano per essa. Il 15 febbraio, durante la tempesta contro la Grecia, Otmar Issing, ex capo economista della Banca centrale europea, firmava un articolo sul Financial Times nel quale sosteneva che i partners della Grecia non dovevano andare in suo soccorso.
Quest’onorevole banchiere centrale, ex della Bundesbank, firmava il suo pezzo come ex della BCE e presidente del Centre for Financial Studies. Si sperticava nell’esporre i suoi titoli vecchi, ma dimenticava  di precisare che è attualmente consigliere internazionale della  Goldman Sachs!
Una nuova illustrazione del doppio gioco della banca.
Dobbiamo cedere allora alla tentazione del complotto anglosassone pilotato in gran parte dalla  Goldman Sachs contro la zona euro?

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