martedì 12 Novembre 2024

Hanno ucciso il pirata

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Una macchinazione evidente

Nuove informazioni sulla morte di Marco Pantani emergono dalle testimonianze di due agenti della polizia scientifica nell’ambito dell’inchiesta per “associazione a delinquere di stampo mafioso finalizzata alle scommesse clandestine e collegata al decesso del ciclista”.
“Ci diedero disposizioni affinché io e il collega aspettassimo fuori – le parole dei due agenti -. Prima entrarono altri nella camera dove morì Marco Pantani. La cosa mi parve strana in quanto sulla scena del fatto su cui si indaga, a mio parere, per primi dovrebbero entrare gli operatori della scientifica opportunamente attrezzati con calzari, guanti e tute”.
L’inchiesta, per ora senza indagati, dal punto di vista temporale inizia in Trentino, per le presunte alterazioni dei campioni di sangue di Pantani durante i controlli anti-doping la mattina del 5 giugno 1999 prima della tappa di Madonna di Campiglio che vedeva Pantani in testa alla classifica del Giro d’Italia con sei minuti di vantaggio, e si conclude la sera del 14 febbraio 2004 nella stanza D5 dell’albergo “Le Rose” di Rimini, oggi demolito, dove è rinvenuto il cadavere del ciclista. La procura di Trento indaga sull’ipotesi di una “manipolazione” delle provette con il sangue di Pantani per mano della camorra.

I magistrati hanno ascoltato dieci persone informate sui fatti con l’obiettivo di ricostruire le modalità del prelievo e capire perché alla provetta di Pantani non fu assegnato un numero progressivo e non riconoscibile bensì l’11.440, apposto alla presenza di più persone. Per non parlare dei “buchi investigativi” evidenziati dalla Commissione parlamentare antimafia, citate sul documento relativo alle “risultanze relative alla morte dello sportivo Marco Pantani ed eventuali elementi connessi alla criminalità organizzata che ne determinarono la squalifica nel 1999”.
Per la Commissione Antimafia, “appare non condivisibile la scelta, conseguente alla frettolosa conclusione delle indagini, di non rilevare le impronte digitali nel luogo del rinvenimento del cadavere, del tutto inspiegabile in considerazione della copiosa presenza di sangue, visibile dalle numerose fotografie della polizia scientifica, di cui si sarebbe dovuta verificare l’appartenenza”.

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