Home Alterview Il giunco ritrovi fierezza

Il giunco ritrovi fierezza

0

 

 

Lombardo e le ritrite rivendicazioni meridionaliste sventolate per fare cassa. Come sempre

 

          Da Miccichè e Lombardo viene la proposta del Partito del Sud.

Non mi sembra impellente la necessità di nuovi partiti, un pò per la riprovata inadeguatezza dello strumento-partito, un pò perchè l’esperienza recente dimostra come siano destinate a fallire proposte politiche alternative al duopolio. Si salva solo, e a stento, la DC casiniana. Prospera la Lega, ed è proprio alla simmetria che punta Lombardo. O almeno questo è quanto si vuol far credere.

A dirla tutta, il gioco è vecchio e si ripete ciclicamente. L’origine dell’autonomismo è nella storia travagliata del sud, sempre invaso dallo straniero e sempre allo straniero insofferente. Il formale ossequio all’autoritá costituita, sia stata essa – solo per restare agli ultimi secoli – borbonica, savoiarda o repubblicana, nascondeva e nasconde una profonda disistima.

L’ordine imposto è disante, ostile, e – dato non trascurabile – “non all’altezza” dell’esigenze e dell’essenza stessa dell’uomo del sud. La sottomissione sempre apparente, nell’attesa di periodi migliori. “Chiniti juncu, ca passa a china” dicono i siciliani. Ed è sul miraggio di tempi migliori che l’autonomismo meridionale specula. Al termine della seconda guerra, quando l’invasore ricollocava nei comuni siciliani i sindaci mafiosi cacciati da Mori, l’autonomismo lavorava per fare dell’isola l’ennesimo stato federale americano. Oggi possiamo riderne, ma nel caos del 1945, nel pieno dell’arbitrio del “liberatore”, la prospettiva non era peregrina.

Le famiglie mafiose esiliate da Mussolini rientravano in pompa magna, evocando il mito di una felice società dei consumi. Le folle, scettiche, aspettavano ma non se ne fece nulla. Gli yankees fallivano per non aver evocato alcun Mito, non bastava la promessa di costruire qualche grande magazzino. Successivamente i partiti autonomisti ci hanno provato ad ogni tornata elettorale. Ma il tradizionale orgoglio regionalista, alimentato dalla stagnazione economica, non è stato sufficente. Neppure quando dietro l’operazione, occulta ma non troppo, stava Cosa Nostra coi suoi miliardi.

L’autonomismo estremista, semi-secessionista, fallisce. Non per l’invincibile italianità dei meridionali quanto piuttosto per la pigrizia, la paura di dover rinunciare all’abbraccio assistenziale della repubblica. Funziona, invece, ma nei suoi aspetti deteriori, l’autonomismo statutario siciliano. Quello che consente ai consiglieri regionali di aumentarsi lo stipendio equiparandolo all’indennità senatoriale; quello che deroga alle normative a tutela dell’ambiente, quello che rende la sanità un vero e proprio pozzo senza fondo.

Come classificare l’ennesimo tentativo politico del partito del sud?  La pubblica amministrazione parla romano, campano, calabrese, siciliano: i dirigenti della burocrazia, da Trieste a Ragusa, gli appartenenti alle Forze Armate, gli stessi parlamentari sono per lo più meridionali. Significa che non può dirsi che le istanze del sud non siano rappresentate nelle sedi adeguate. Al contrario, il “virtuale” partito del sud avrebbe tutti i mezzi e i tempi per risolvere l’annosa questione meridioanale. Ma è che la questione meridionale sia solo un astuto stratagemma per trovare voti, risorse e spazi di manovra per tutti i personaggi senza onore che, essi stessi figli di quelle terre, hanno strumentalizzato per decenni la sensibilità, i bisogni, l’anima dei meridionali.

Raffaele Lombardo alza la posta per ottenere di più, più soldi, più autonomia, minacciando secessioni da celebrare sulle rive del Simeto. Non andrà oltre qualche mal di stomaco a Berlusconi e l’isteria dei malgari padani. Fallirá per il motivo di fondo, sempre lo stesso, per il quale hanno fallito alcuni suoi ben più autorevoli predecessori. Il disprezzo per l’invasore non dà, non oggi, l’agguato di lupara o un voto autonomista. Dà illegalità diffusa, indifferenza, rassegnazione. Sempre nella secolare attesa che la “china”, la piena, passi e il giunco si riappropri della sua fierezza.

Nessun commento

Exit mobile version