La legge di CPI approvata nel Lazio. Intervista sulle possibilità e sui rischi
Andrea Antonini, la Regione Lazio nel piano per la casa ha appena approvato il Mutuo Sociale, un progetto di legge prodotto da Casa Pound.
A chi va il merito di questa decisione?
Il merito principale va per antonomasia assegnato a chi quel progetto di legge ha ideato e, in contrasto con la prassi della politica politicata, sostenuto attraverso una campagna propagandistica senza precedenti negli ultimi sei anni. Decine di migliaia di firme raccolte su tutto il territorio nazionale, azioni shock in grado di attirare l’attenzione dei media nazionali e locali, una costante pressione sulle forze politiche, al di là della loro collocazione sullo scacchiere istituzionale. È in questa ottica che si inseriscono i numerosi ordini del giorno approvati con l’unanimità delle assemblee di istituzioni comunali e regionali di tutta Italia.
Per quanto attiene alla Regione Lazio, prima ad inserire il Mutuo Sociale all’interno del proprio Piano Casa, è doveroso riconoscere a La Destra la capacità di trasformare questo punto del programma elettorale in legge.
Tale riconoscimento appare quanto mai opportuno quando si consideri che, grazie al presidente della Commisione Urbanistica da quel partito espresso, per la prima volta Casapound Italia ha avuto la possibilità di apportare il proprio contributo politico in seno ad una infuocata Commisione consiliare; alla presenza dell’assessore regionale all’urbanistica – stesso partito del genero di Caltagirone – e delle parti sociali – costruttori, comitati di inquilini, sindacati ed associazioni –, oltre a criticare l’impianto di una proposta che rappresenta un’altra ghiotta opportunità per i cementificatori di professione, abbiamo potuto stigmatizzare la mancanza di adeguata compensazione sociale a tale provvedimento, formalizzando la proposta del mutuo sociale e presentando ufficialmente quell’emendamento che Bontempo ha fatto proprio – seppur con qualche limatura che necessiterà di approfondimento – e presentato come art. 15/bis in seno al Piano Casa della Regione Lazio.
Alcuni commentatori ritengono che dietro il nome di Mutuo Sociale, si possa in realtà celare un progetto di semplice Canone Sociale. Ovvero si sostiene che il diritto alla proprietà della casa verrebbe aggirato con il diritto al possesso della casa. Altri sostengono che, anche in caso di attuazione del progetto, le istituzioni non eviteranno di ricorrere alla banca e ai palazzinari, snaturando così la proposta legge. Altri, infine, paventano che venga cancellata la priorità di diritti agli italiani così com’è espressa nel progetto di legge originario. Quanto c’è da temere che queste preoccupazioni siano fondate?
Alcune di queste preoccupazioni sono più che fondate, mentre altre appaiono maggiormente influenzate da quella sana diffidenza che circonda il mondo politico/istituzionale, piuttosto che da elementi reali.
Andiamo per ordine.
Il progetto di legge come recepito dal Consiglio Regionale recita al comma 2 dell’art. 15/bis: “Al fine di consentire l’acquisto del bene casa tramite riscatto con patto di futura vendita…, è istituita una modalità di rateizzazione del prezzo d’acquisto, di seguito denominata “mutuo sociale”. Ancora, al comma 4 dello stesso articolo leggiamo: “L’importo del mutuo sociale è pari al costo sostenuto per la realizzazione dell’alloggio di nuova costruzione di “edilizia sovvenzionata per il mutuo sociale”…” Dal combinato disposto dei punti sopra riportati si desume la sostanziale aderenza con il progetto originario: la casa è riscattabile attraverso un meccanismo di rateazione che si conclude al concorso del costo di costruzione. Il diritto che ne consegue è quello alla proprietà della casa ed il perverso meccanismo finanziario di lievitazione dei prezzi attraverso la variazione dei tassi sul mutuo non grava più sull’avente diritto, il quale paga il proprio rateo direttamente alla Regione in misura fissa – “i ratei di riscatto del mutuo sociale sono mensili, fissi e composti dalla quota di capitale maggiorata dell’1% di interesse e di ammontare non superiore al 20% del reddito familiare mensile…”. Va da sé che gli interventi, “realizzati in via diretta dalla Direzione regionale competente in materia di Piani e Programmi di edilizia residenziale”, dovranno contenere elementi di costo reali, depurati quindi dalle variabili finanziarie e speculative, per non incorrere nell’immediato fallimento del piano stesso.
Circa la possibilità che sia l’Ente stesso a ricorrere a quei soggetti che di fatto alimentano la bolla speculativa di cui da anni è prigioniero il mercato immobiliare – banche e costruttori -, si tratta di ipotesi non scartabile a priori. È opportuno tuttavia segnalare che l’impianto generale della legge consente valide alternative.
Essa prevede infatti l’obbligo, a carico dei costruttori, di cedere, quale strumento compensativo per le maggiori cubature, quote di terreni interessati dal rilascio del titolo edificatorio. L’emendamento sul mutuo sociale prevede che “per interventi di edilizia sovvenzionata di mutuo sociale si intendono interventi di nuova costruzione di alloggi realizzati, al fine di calmierare i costi, su terreni nelle disponibilità degli Enti pubblici…”. Esiste peraltro un capitolo di bilancio destinato all’edilizia sovvenzionata e convenzionata – la percentuale di destinazione dei fondi all’una o all’altra forma dipenderà dalla visione politica dell’assessore competente – che prevede uno stanziamento di 10 milioni di euro all’anno per 10 anni.
Fondi a parte, Casapound Italia ha già provveduto a presentare ufficialmente il progetto denominato “Villaggio Energia”. Si tratta di un progetto di finanza che permetterebbe, data la disponibilità del terreno, ad investitori privati di realizzare un quartiere energeticamente autosufficiente ed a emissioni zero, senza che la Regione sia necessitata a reperire risorse per la costruzione degli alloggi a mutuo sociale, ma solo a destinare idoneo fondo di garanzia a copertura del rischio di mancata restituzione dei ratei di riscatto.
Insomma, è stato fatto un gran lavoro che giorno dopo giorno sta abbattendo tutte le ritrosie ed i dubbi; aspettiamo lo scontro con la categoria maggiormente toccata da questa rivoluzione: quella dei costruttori di edilizia agevolata (false cooperative ecc.).
Sulla natura degli aventi diritto non può dirsi un gran che. La legislazione vigente assegna ai comuni l’obbligo di redigere graduatorie formulate sulla scorta di requisiti oggettivi che nulla prevedono in materia di nazionalità. Tuttavia alla lettera b del comma 3, art. 15/bis del Piano Casa, si prevede che annualmente la Giunta Regionale, con apposita Deliberazione, stabilisca i requisiti di accesso al mutuo sociale ed i bandi per la definizione dei soggetti beneficiari.
Sulla materia il ruolo di Casapound Italia è tutt’altro che esaurito.
Ipotizzando che il Mutuo Sociale venga realizzato senza mutarne la sostanza, quali rischi ci sono che l’assegnazione degli appartamenti dipenda da logiche clientelari? E quali contromisure sono immaginabili rispetto alla compilazione di liste di priorità che facilitino – come quasi sempre è il caso – chi più è integrato socialmente rispetto ai più bisognosi che non si sanno disbricare con la burocrazia?
Il rischio è, ovviamente, elevatissimo. Trattandosi tuttavia di proposta politica qualificante per l’intero Movimento e considerato che la sua realizzazione avverrà, almeno in una prima fase, in via sperimentale con modesto impiego di risorse, non sarà difficile esercitare una attenta attività di vigilanza.
Devo ribadire quanto detto in chiusura della precedente risposta: il ruolo di Casapound Italia è tutt’altro che esaurito e dovrà sostanziarsi, sin da subito, in una azione diversa da quella svolta sin qui: si dovrà operare sulle istituzioni competenti affinché procedure di accesso, requisiti ed informazione siano elementi di analisi politica ancor prima che amministrativa. Il regolamento attuativo di una legge che, per sua natura, è generale dovrà vederci presenti ad ogni passaggio redazionale.
Casa Pound ritiene opportuno riuscire a vigilare, in qualche forma, all’attuazione del progetto-legge?
Non opportuno, fondamentale. Decine di variabili possono far naufragare l’intero impianto. Dalla redazione dei regolamenti attuativi, alla destinazione dei fondi, al meccanismo di gara per l’edificazione degli edifici, ai meccanismi di assegnazione, a quelli di restituzione dei ratei di riscatto e tanto altro; mille elementi, se non gestiti con visione politica, nel senso alto del termine, possono compromettere il progetto.
Tuttavia anni di lotte nel mondo dell’emergenza abitativa costituiranno quel bagaglio di esperienza necessario a fronteggiare insidie e trappole di ogni genere.
Nonostante le giuste e condivise paure per come la politica di lorsignori saprà gestire questo rivoluzionario strumento, una cosa, in conclusione, dobbiamo pur sempre dirla: oggi nel Lazio esiste una Legge Regionale che parla di Mutuo Sociale: essa prevede che chi non è proprietario di casa possa diventarlo pagando una rata di riscatto non superiore al quinto delle entrate della famiglia e che tale rata venga bloccata in caso di totale disoccupazione. Essa prevede che a concorrenza del prezzo di costruzione l’avente diritto divenga proprietario di una casa, elemento essenziale e spirituale allo sviluppo della Famiglia e, quindi, dello Stato.
Tanto c’è ancora da fare, ma oggi questa proposta, nata tra la polvere dell’occupazione di un palazzo nel più cinese dei quartieri romani, è, almeno in una regione d’Italia, legge e sono trascorsi sei soli anni – pensiamo a quanto ci hanno messo per dare il voto agli italiani all’estero per renderci conto dei tempi della politica nostrana -, anche se, a noi, sembrano due