giovedì 26 Settembre 2024

La filosofia della forza – 1908

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Il giovane Mussolini legge Nietzsche in un testo comparso nei numeri 48, 49 e 50 – usciti tra novembre e dicembre del 1908 – della rivista Il Pensiero Romagnolo, organo del Partito Repubblicano della regione.

LA FILOSOFIA DELLA FORZA


(postille alla conferenza dell’on. Treves)



di Benito Mussolini



Più che trattare di una Filosofia della Forza, e cioè di una filosofia che abbia qual nucleo centrale e irradiatore una ben determinata nozione di forza – la conferenza dell’on. Treves è stata una chiara, sintetica, brillante esposizione delle teorie di Federico Nietzsche. Treves sa che il Wille zur Macht è un punto cardinale della filosofia nietzscheana, ma ci sembrerebbe inesatto affermare che a quell’unica nozione possano ridursi tutte le idee di Nietzsche. Non si può definire questa filosofia, poiché il poeta di Zarathustra non ci ha lasciato un sistema. Ciò che v’è di caduco, di sterile, di negativo in tutte le filosofie è precisamente “il sistema”, questa costruzione ideale, spesse volte arbitraria ed illogica, tale da dover essere interpretata come una confessione, un mito, una tragedia, un poema.


Nietzsche non ha mai dato una forma schematica alle sue meditazioni. Era troppo francese, troppo meridionale, troppo “mediterraneo”per “costringere” le speculazioni novatrici del suo pensiero nei quadri di una pesante trattazione scolastica. Ma creatore di sistemi filosofici o no, Nietzsche è pur sempre lo spirito più geniale dell’ultimo quarto del secolo scorso e profondissima è stata la influenza delle sue teoriche. Per qualche tempo gli artisti di tutti i paesi, da Ibsen a D’Annunzio, hanno seguito le ombre nietzscheane. Gli individualisti un po’ sazi della rigidità dell’evangelio stirneriano si sono volti ansiosi a Zarathustra e nella filosofia dell’Illuminato trovano il germe e la ragione di ogni rivolta e di ogni atteggiamento morale e politico. Non mancano gli imbecilli che chiamano super-umanismo certo equivoco dandismo da efebi e invocano la solita “torre d’avorio” per celare a chi sa essere osservatore il vuoto spaventoso delle loro scatole craniche. Infine – per completare il quadro – ecco i filosofi salariati che hanno la religione del 27 del mese – gli accademici – questi goffi rappresentanti della scienza ufficiale – che scongiurano la giovinezza di non cedere alle lusinghe dei nuovi pensatori liberi, dal momento che Federico Nietzsche, capo riconosciuto di questi homines novi, ha passato gli ultimi anni della sua vita nelle tenebre della pazzia. Nietzsche è dunque l’uomo più discusso dei giorni nostri. L’uomo, ho detto, perché in questo caso è l’uomo appunto che può spiegarci il grande enigma.



II


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