lunedì 1 Luglio 2024

Lucca abbandonata, Lucca ritrovata

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Italia Nostra apprezza la mostra di CasaPound Italia Lucca sugli edifici abbandonati. Un altro colpo agli intolleranti che avevano criticato l’iniziativa.

 

Ieri mattina (11 gennaio 2010) abbiamo visitato la mostra fotografica Lucca Abbandonata – Lucca Ritrovata, allestita in un angolo del Mercato del Carmine dalle Associazioni ‘epsilon’ ed ‘EzraPound Italia’, anche perché incuriositi dalle polemiche di questi giorni.

Come afferma il cartello iniziale lo scopo della mostra è di illustrare ed elencare un grande patrimonio architettonico, sia pubblico che privato, in totale decadenza e in drammatico abbandono, un patrimonio che richiede di passare dallo stato attuale (illustrato con foto in bianco e nero) allo stato di strutture recuperate all’uso urbano (caratterizzate da foto a colori, riservate a quegli immobili che già sono stati recuperati).

Ci sembra che finalità esclusiva della mostra sia quella di sensibilizzare opinione pubblica e istituzioni su questo tema, e in questo sta il suo merito.

La mostra non si prefigge di dare indicazioni funzionali per i numerosi immobili illustrati …, ma sottolinea l’assoluta negatività di questi ‘vuoti’ funzionali nella città e nel territorio comunale: occorre dare un ruolo a ciò che non lo ha.

Ci permettiamo di fare alcune considerazioni:

1. Dispiace che questo MESSAGGIO di sensibilizzazione sia stato relegato in un angolo seminascosto del complesso del Carmine, limitando l’efficacia del suo scopo specifico, dopo solo due giorni di estrema visibilità sotto il Loggiato Pretorio.

2. Le belle immagini fotografiche che descrivono lo stato di abbandono dei vari complessi edilizi sono interessanti anche perché illustrano spesso gli spazi interni non a tutti accessibili e in questo senso costituiscono un importante apporto di conoscenze per tutti.

3. Pur non avendo come scopo alcuna indicazione su come potrà o dovrà avvenire il recupero degli immobili abbandonati, nella mostra si accenna che la strada non è obbligatoriamente quella degli “stecconi”. Un richiamo che personalmente abbiamo apprezzato.

4. Consideriamo, invece, un desiderio piuttosto astratto quella sorta di idiosincrasia che emerge per i vuoti funzionali perché consideriamo questi come ineluttabili nell’evoluzione della città e della società che la vive in quanto legati ai ripensamenti che la città fa e deve continuamente fare sul suo futuro. L’importante è che ogni singolo ‘vuoto’ rappresenti solo qualche episodio limitato nello spazio e nel tempo (e che non crei pericolo per la sicurezza pubblica, naturalmente).

 

Chiudiamo con una segnalazione su un’inesattezza che abbiamo notato e che ci auguriamo sia accolta positivamente. Il Centro Preventorio Antitubercolare di Arliano non è “opera del secondo dopoguerra”, ma è stato costruito nel 1936 su progetto dell’ing. lombardo Augusto Bordoni. Diciamo questo non per sapienza innata, ma perché due anni addietro ci siamo occupati di questo storico complesso in merito ad un distruttivo piano di recupero che ASL e Comune avevano congiuntamente elaborato e che oggi sembra giustamente franato.

Quest’ultima considerazione porta ad un “secondo tempo” cui il condivisibile richiamo della mostra rimanda: recuperare come, per quale specifica esigenza e per quale “ritrovata” città.

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