mercoledì 8 Maggio 2024

Piccoli neocons crescono

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Arrivano i neo-neoconservatori: hanno meno di trent’anni e conquistano le redazioni dei giornali tradizionalmente filo-repubblicani. Chi pensava che con i fanatici ideologi oligarchico-puritani come Perle, Feith, Ledeen, Kagan, Podhoretz, Abrams, Kristol avessimo toccato il fondo si sbagliava di grosso. Al peggio non c’è mai fine.

Non chiamateli ragazzini



Roma. Quando William Buckley, uno dei più prestigiosi analisti politici della destra americana, ha annunciato, alla fine di giugno, il suo ritiro dalla direzione di National Review, la rivista che aveva fondato nel 1955, molti si sono chiesti che ne sarebbe stato del pensiero conservatore. Una prima risposta è stato lo stesso Buckley a darla, cedendo la guida della rivista a giornalisti che hanno come cifra distintiva una caratteristica anagrafica: sono giovani, spesso giovanissimi. Ma la risposta non è piaciuta a tutti: i critici chiamano, non senza una certa sufficienza, queste nuove leve “those kids”, un modo come un altro per sottolinearne l’inesperienza. Ma, se è vero che National Review ha perso nel tempo lo spessore intellettuale che aveva all’origine, resta il fatto che rappresenta a tutt’oggi, pur sotto la guida di “quei ragazzini”, uno dei punti di riferimento della politica dei neoconservatori.



Se Buckley ha deciso di passare cotanto testimone a un gruppo di giovani, un motivo c’è: il grande fermento che caratterizza il mondo degli “young right”, un folto gruppo di giornalisti, accademici e analisti politici che organizzano incontri in tutti gli Stati Uniti, che aprono blog per dare voce ai loro pensieri, che si formano nei think tank per imparare a camminare nella vita politica vera. Ai dibattiti della America’s future foundation, nata con il compito di mettere e tenere in contatto i giovani libertari, è quasi impossibile trovare tra il pubblico qualcuno al di sopra dei trent’anni. Quando a maggio la Philadelphia Society ha organizzato a Chicago un grande evento per parlare del movimento conservatore, è salita sul palco una giovane laureata di Yale di 24 anni, Sarah Bramwell, che ha spiegato quali saranno i nodi cruciali che i conservatori dovranno affrontare nei prossimi quarant’anni. Qualche giorno prima, al Resource bank meeting, organizzato dalla Heritage foundation, erano presenti più di 500 persone, tra le quali un’orda di giovani.



I think tank rappresentano la fucina principale di queste nuove, agguerrite leve. Sono molte le organizzazioni che si occupano di mandare liceali e universitari a riflettere sul futuro del loro paese: il programma di internship finanziato da Charles Koch, un famoso industriale da sempre sensibile alle istanze libertarie, al grido “costruisci la tua carriera mentre costruisci la libertà”, ha permesso ai giovani conservatori di conoscere il mondo dei think tank, a cui poi molti sono rimasti attaccati.

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