Il 15 novembre 1325 a Zappolino, in località Prati di Saletto e di Parviano, territori del Comune di Bologna, si svolge la cruenta battaglia tra Ghibellini modenesi, capitanati da Passerino Bonacolsi e spalleggiati da Rinaldo d’Este di Ferrara, i Gonzaga di Mantova, i Visconti di Milano, Cangrande della Scala di Verona, Bertuccio e Gangalando da Guiglia ed i fuoriusciti bolognesi Pepoli e Gozzadini, oltre a Mazarello da Cusano, contrapposti a Guelfi bolognesi, fiorentini e romagnoli.
Lo scontro avvenne il 15 novembre 1325 verso il calare del sole o alle tre e mezza del pomeriggio[2] e vide schierati circa 30000 fanti e 2500 cavalieri per i bolognesi, contro 5000 fanti e 2800 cavalieri per i modenesi, molti di questi di provenienza germanica e quindi piuttosto esperti d’arte militare.
La battaglia di Zappolino si svolse ai piedi del colle di Zappolino, appena fuori le mura del castello, e rappresentò uno dei più grandi scontri campali avvenuti nel Medioevo: vi presero infatti parte circa 35.000 fanti e 5.300 cavalieri e più di tremila uomini persero la vita sul campo di battaglia.
I modenesi, agli ordini di Passerino Bonacolsi, attaccarono, guidati da Azzone Visconti, i cavalieri delle prime linee bolognesi, mentre la cavalleria di Gangalando Bertucci di Guiglia attaccò sul fianco, arrivando dalla parte di Oliveto. Alle manovre prese parte anche Muzzarello da Cuzzano, esperto del territorio come Gangalando, nonché signore dell’omonimo castello, situato a poca distanza dal luogo della battaglia. La battaglia fu molto breve, circa un paio d’ore, ma si concluse con la terribile disfatta dell’esercito bolognese. Infatti, nonostante la superiorità numerica, le truppe, prese di sorpresa dall’attacco laterale, si diedero alla fuga. Molti uomini ripararono all’interno del castello di Zappolino, altri in quello di Oliveto, altri ancora raggiunsero, inseguiti, Bologna, e qui trovarono rifugio entrando dalla porta San Felice.
Tra i caduti, Albertino Boschetti capo dei guelfi modenesi alleati dei bolognesi. I modenesi giunsero fino alle porte di Bologna, distruggendo al loro passaggio i castelli di Crespellano, Zola, Samoggia, Anzola, Castelfranco, Piumazzo e la chiusa del Reno presso Casalecchio, che consentiva, come oggi, la deviazione delle acque del fiume verso la città.
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