mercoledì 6 Dicembre 2023

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Il Covid ha rillanciato il lavoro in nero che al momento è indispensabile

 

La crisi determinata dal Covid 19 potrebbe far “esplodere” in Italia l’esercito degli abusivi e dei lavoratori in nero. Secondo le previsioni dell’Istat, entro il 2020 circa 3,6 milioni di persone rischiano di perdere il posto di lavoro. Lo rileva la Cgia la quale segnala che una parte di questi esuberi verrà “assorbita” dall’economia sommersa. In Italia ci sono 3,3 mln di irregolari (38% al Sud) e, producono 78,7 miliardi di euro di valore aggiunto sommerso.

A fronte di 1.253.000 occupati irregolari (38% del totale nazionale), nel Sud il valore aggiunto generato dall’economia sommersa è di 26,8 mld (34% dato nazionale). Fenomeno lenito al Nordest: il fatturato del sommerso è di 14,8 mld. Oltre 3,3 mln di lavoratori irregolari, prevalentemente di dipendenti che fanno il secondo/terzo lavoro, da cassaintegrati o pensionati che ‘arrotondano’ o da disoccupati che in attesa di ritrovare un lavoro sopravvivono grazie a un’attività irregolare. Da una stima Istat all’1 gennaio 2018, in Calabria gli irregolari erano il 21,6% (136.400), in Campania 19,8% (370.900), in Sicilia 19,4% (296.300), in Puglia 16,6% (229.200) e nel Lazio 15,9% (428.200). La media nazionale è dei 13,1%. Diverso al nord: in Emilia Romagna il 10,1% (216.200), in Valle d’Aosta 9,3% (5.700), in Veneto 9,1% (206.400) e nella Provincia autonoma di Bolzano 9% (26.400).

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