non è il contrario come ci piacerebbe credere. Non abbiamo più personalità
Non siamo ancora al livello di integrazione tra umani e androidi rappresentato da Ridley Scott in Blade Runner. Ma non sembra mancare poi molto, a vedere i risultati dell’ultimo test di Turing 1 ripresi da Singularity. Stavolta il test, che impiega un panel di persone impegnate a distinguere tra attività umana e cibernetica senza sapere chi compie le azioni che si stanno guardando, ha fornito un risultato sostanzialmente nullo. Insomma, il panel non ha saputo distinguere. Un risultato che si legge inequivocabilmente in un modo: tra umani e robot la differenza è ormai impalpabile. Un risultato significativo per celebrare il centesimo anno dalla nascita di Alan Turing, brillante matematico britannico.
Il test è condotto, va detto, su un’attività particolare, ovvero la sfida di un videogame, che contempla reazioni in un certo qual modo meccaniche, con però una componente umana di incertezza e pensiero molto evidente. Il gioco in questione era uno sparatutto in prima persona della serie Unreal. Per la prima volta in cinque anni, nessun membro giudicante ha saputo distinguere i giocatori umani da quelli robot. Realizzare personalità robotiche che possano confondersi con quelle umane non è semplice: nella natura di un gioco come uno sparatutto, vedere un personaggio che commette sempre gli stessi errori può farlo individuare subito come un falso umano, ma stavolta l’intelligenza artificiale è arrivata al punto di produrre robot che sapevano come e quando allearsi con altri giocatori e che non sempre centravano i bersagli. Un mimetismo perfetto che ha sbalordito i giudici, che incorpora elementi di irrazionalità e calcolo approssimativo. Un robot sempre più umano quindi. Ma anche umani sempre più robot.
Il test è stato concepito e organizzato dal professor Philip Hingston dell’Università di Perth, Australia. Un esperimento complesso, con i giocatori elettronici già previsti dal gioco mescolati a intelligenze robot appositamente programmate per mettere in difficoltà i giudici. Ogni giocatore è stato valutato 25 volte, per offrire un campione di analisi soddisfacente. E stavolta, due giocatori robot hanno ottenuto lo status di “umano”, con una particolarità: il punteggio di “umanità” è risultato più alto di quello di veri esseri umani. Un 52.2% per il primo, 51.9 per il secondo. Lo scorso anno, il massimo raggiunto è stato il 37%. I programmatori dei due robot vincenti hanno diviso un premio da 7000 dollari. Emblematico come gli umani siano apparsi molto “robotici”, totalizzando un 41.4% di fattore antropologico.