martedì 3 Dicembre 2024

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Tra questi il dominio web

La legge, firmata nei mesi scorsi da Vladimir Putin, è entrata in vigore il 1° novembre: d’ora in poi, internet in Russia sarà “sovrano”. A seconda dei punti di vista, Runet – così viene chiamata la rete russa – sarà meglio protetta e più sicura; oppure, più controllata e meno libera.
Il Cremlino vuole rendersi meno dipendente dai server stranieri. La legislazione si propone di convogliare traffico web e dati attraverso nodi controllati dalle autorità di Stato, costruendo un Domain Name System nazionale alternativo che consenta il funzionamento di internet anche se la Russia dovesse essere tagliata fuori da infrastrutture straniere. Nel suo web “parallelo”, in caso di «emergenze» non meglio precisate, il Cremlino avrà la possibilità di chiudere le connessioni, all’interno del Paese o con il world wide web. In ogni caso, ripetono gli autori della legge, internet sovrano non significa isolare il segmento russo, ma salvaguardare l’accesso al web nel caso una «potenza ostile» (leggi gli Stati Uniti) blocchi la Russia dalla rete globale. Nell’uso quotidiano di un normale utente, sostengono, non si avvertirà alcun cambiamento.
Ma sulla possibilità di regolare il traffico su internet, e sulle reali intenzioni della legge, i pareri degli esperti divergono. Soprattutto, è forte la preoccupazione che i nuovi controlli di Stato in realtà puntino a censurare anche nel cyberspazio le voci critiche dell’opposizione.
La nuova legge, spiega sul Moscow Times Artiom Kozlyuk, responsabile di Roskomsvoboda (gruppo che si batte per la libertà di informazione su internet), consentirà alle autorità di acquisire «un controllo totale delle infrastrutture della rete all’interno della Russia: avevamo leggi per controllare i contenuti, leggi per regolare le comunicazioni, ora le autorità vogliono controllare l’infrastruttura, le connessioni, le attrezzature». Perché le autorità, sostengono gli attivisti di Roskomsvoboda, sono spaventate da internet.
Un ostacolo all’attuazione della legge potrebbe essere di natura tecnica, come dimostrano i numerosi test non riusciti, i malfunzionamenti provocati. Di sicuro nasceranno grossi problemi per i grandi provider russi di internet, come la statale Rostelekom: sotto gli occhi vigili di Roskomnadzor, l’organo che regola le telecomunicazioni, saranno costretti a installare costose tecnologie (Deep Packet Inspection, Dpi) in grado di identificare le fonti e filtrare i contenuti da provider come Facebook. Ma secondo Kozljuk di Roskomsvoboda, a differenza dalla Cina, dove internet è da sempre centralizzato, in Russia le infrastrutture si sono sviluppate fin da subito, negli anni ’90, attraverso migliaia di operatori e connessioni. «Separare la Russia dal world wide web – ha detto Kozlyuk al Moscow Times – sarebbe come chiudere il suo spazio aereo».

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