lunedì 14 Ottobre 2024

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Gli “alleati” dell’Ucraìna e della Russia fanno a gara a chi fa di meno

Richieste rispedite al mittente, desideri non esauditi, proposte andate in porto. Il futuro dell’Ucraina nel conflitto contro la Russia dipende fortemente dagli aiuti militari che Kiev ha ricevuto e continuerà a ricevere dai Paesi partner, Stati Uniti in primis.
È proprio su questo, sulla spedizione degli armamenti, che da dietro le quinte si sta consumando una delicata partita diplomatica. C’è chi sta inviando armi a Volodymyr Zelensky in maniera diretta ed esplicita, rimarcando il proprio contributo alla luce del sole (è il caso di Polonia e dei Paesi Baltici) e chi, al contrario, preferisce aiutare l’esercito ucraino in maniera indiretta, spedendo obici, carri armati e caccia a nazioni terze, incaricate di completare l’inoltro al mittente (è il caso, invece, della Corea del Sud).
Sul fronte opposto la Russia avrebbe ricevuto sostegno militare dall’Iran e, forse, dalla Corea del Nord, ma non dalla Cina. Pechino non ha ufficialmente alcuna intenzione di sostenere militarmente Mosca, anche se sono emerse alcune presunte indiscrezioni relative ad un ipotetico invio di droni commerciali al Cremlino, poi utilizzati sui campi di battaglia (comuni droni che in realtà potrebbero essere acquistati anche sul web).
In ogni caso, il Financial Times ha citato un interessante scoop dell’intelligence Usa, secondo il quale il gigante asiatico avrebbe respinto una richiesta di armi da parte dei mercenari del gruppo Wagner, impegnati nella guerra in Ucraina al fianco della Russia ma, di recente, ai ferri corti con il deep state russo.
Sono poi emerse anche altre indiscrezioni sulle armi, questa volta relative al Brasile, con Lula che, su richiesta di Vladimir Putin, avrebbe evitato di inviare armi alla Germania che sarebbero poi state trasferite a Kiev.

Dicevamo del report degli 007 Usa
A quanto pare il gruppo Wagner avrebbe avanzato una richiesta ben precisa alla Cina, all’inizio del 2023, in merito all’invio di alcuni specificati armamenti. Pechino avrebbe alzato un muro senza alcuna esitazione. Nel caso in cui la notizia dovesse essere confermata, questo lascia pensare che il gruppo russo avesse una certa fiducia che Pechino sarebbe stata disposta a dare armi a Mosca, mentre invece, come detto, la fornitura non sarebbe avvenuta.
Scendendo nei dettagli, l’organizzazione fondata da Yevgeny Prigozhin avrebbe cercato munizioni e attrezzature. Ma all’inizio di gennaio, quando sarebbe avvenuta la richiesta, la Cina “non aveva inviato alcuna arma, nemmeno per i test, e non aveva alcun contatto per quanto riguarda le consegne di armi”, secondo il rapporto citato.
Ricordiamo che il mese scorso Putin è volato a Pechino per incontrare l’omologo cinese Xi Jinping. Nonostante gli allarmi Usa, la Cina ha assicurato che non fornirà armi a nessuna parte belligerante e l’Ucraina ha riferito di non aver trovato armi cinesi sul campo. Gli Stati Uniti hanno più volte pubblicamente affermato che il Dragone sta considerando di fornire alla Russia armi letali per sostituire le scorte cruciali di munizioni, artiglieria e missili, ma non ci sono evidenze che Pechino abbia fornito tale assistenza.

Le richieste della Russia al Brasile
Cnn Brasil ha sollevato il velo su un altro filone, altrettanto delicatissimo. Fonti diplomatiche e militari hanno riferito che la Russia avrebbe chiesto al Brasile di non vendere alla Germania artiglieria antiaerea che sarebbe poi trasferita all’Ucraina. Da quanto emerso, la richiesta di Putin sarebbe stata accolta dal presidente brasiliano, Luiz Inácio Lula da Silva. Le armi in oggetto sarebbero munizioni per il sistema antiaereo mobile Gepard, che il Brasile aveva acquisito dall’esercito tedesco per la sicurezza e la difesa del Paese durante i Mondiali del 2014 e le Olimpiadi di Rio de Janeiro del 2016.
Nelle ultime settimane c’è stata una richiesta di munizioni dall’Ucraina alla Germania, e il governo di Olaf Scholz ha girato la proposta a Brasilia. Venuto a saperlo, Putin avrebbe però intimato al Brasile di non procedere con la transazione. In una nota, il governo brasiliano ha affermato che “il Brasile non esporta prodotti di difesa in Paesi in conflitto”.

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