martedì 3 Dicembre 2024

Vite marziane

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Il rover Perseverance della NASA ha trovato una roccia “intrigante” sulla superficie di Marte che, secondo le sue stime, potrebbe aver ospitato vita microbica miliardi di anni fa, ha dichiarato l’agenzia spaziale statunitense. La roccia è stata raccolta dal rover a sei ruote il 21 luglio nell’area settentrionale della Neretva Vallis, che si ritiene fosse un’antica valle fluviale larga circa 400 metri milioni di anni fa.
L’agenzia spaziale ha spiegato che le prime analisi effettuate con gli strumenti del rover rivelano che “la roccia possiede qualità che soddisfano la definizione di un possibile indicatore di vita antica”. “La roccia presenta segni e strutture chimiche che potrebbero essere state formate dalla vita miliardi di anni fa, quando l’area esplorata dal rover conteneva acqua corrente”, ha dichiarato il Jet Propulsion Laboratory (JPL) della NASA. L’agenzia spaziale si è affrettata a sottolineare che sono necessarie ulteriori indagini per determinare se vi siano effettivamente prove di vita microscopica sulla roccia venata a forma di punta di freccia, che misura circa 1 metro per 0,6 metri. Le impronte della roccia, che alludono a una possibile vita microscopica, potrebbero anche essersi formate attraverso “processi non biologici”, come ha sottolineato la NASA.

Tuttavia, secondo Ken Farley del team scientifico del rover, la roccia, soprannominata “Cheyava Falls”, è “la più sconcertante, complessa e potenzialmente importante finora indagata da Perseverance”. In tutta la roccia ci sono grandi vene bianche di solfato di calcio, tra le quali si trova materiale il cui colore rossastro suggerisce la presenza di ematite, uno dei minerali che conferisce a Marte la sua caratteristica tonalità arrugginita.

Il rover ha osservato più da vicino queste regioni rosse e ha trovato “decine di macchie biancastre di dimensioni millimetriche e di forma irregolare, ciascuna circondata da materiale nero, simile a macchie di leopardo”, spiega l’agenzia spaziale. Ulteriori analisi con la strumentazione di Perseverance indicano che questi “aloni neri” contengono ferro e fosfato, il che ha sorpreso gli scienziati.

“Sulla Terra, questo tipo di caratteristiche nelle rocce sono spesso associate alla documentazione fossile di microbi che vivono nel sottosuolo”, ha dichiarato David Flannery, astrobiologo e membro del team scientifico di Perseverance. Farley ha detto che ci sono ancora molte domande sulle caratteristiche della roccia, che hanno studiato avanti e indietro con gli strumenti del rover, che ha ormai esaurito le sue capacità.

Per uno studio più completo è necessario riportarla sulla Terra, il che consentirà anche di comprendere appieno cosa è successo nel cratere Jezero, il sito di Perseverance, dove si stima che ci fosse acqua milioni di anni fa. La NASA è attualmente nel pieno di una campagna per finalizzare l’invio di una missione per il rientro dei campioni raccolti da Perseverance. L’ultimo piano elaborato prevede una spesa di 11 miliardi di dollari, una vera e propria sfida di bilancio.

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