lunedì 2 Dicembre 2024

ZERO IN STORIA ALLA FALLACI

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Chi si ricorda le rocambolesche ricostruzioni storiche della signora Fallaci? A due anni di distanza dal primo capolavoro, e con la pubblicazione di un altro rocambolesco libro, resta la domanda: quanto prendeva al liceo la Fallaci in storia e matematica? “Zero”, anzi “Sifr”…!


E’ passato un pò di tempo da quando è stato pubblicato, sul Corriere della Sera, l’esecrabile articolo di quattro pagine che la signora Oriana Fallaci ha intitolato la rabbia e l’orgoglio. Ripubblicato tale quale con l’aggiunta di qualche menzogna e qualche insulto in più come libro dal titolo omonimo che ha, sfortunatamente, venduto più di un milione di copie. Qualcuno commentò quel libro con le seguenti parole: Oriana Fallaci, il coraggio di dire la verità.


Qualcuno, in un eccesso di zelo, lo definì un’ intervista con la storia… In quel libro però la storia non era neanche presente e di fatti c’erano solo errori storici macroscopici… menzogne immense… insulti stravaganti… odio travolgente… chiare istigazioni alla discriminazione e all’uso della violenza… Per fare un’esempio basterebbe analizzare il seguente brano in cui la signora Fallaci afferma: “Ed ora ecco la fatale domanda: dietro all’altra cultura che c’è? Boh! Cerca cerca, io non ci trovo che Maometto col suo Corano e Averroè coi suoi meriti di studioso, (i Commentari su Aristotele eccetera), Arafat ci trova anche i numeri e la matematica. (…) Ma Arafat ha la memoria corta. Per questo cambia idea e si smentisce ogni cinque minuti. I suoi nonni non hanno inventato i numeri e la matematica. Hanno inventato la grafia dei numeri che anche noi infedeli adopriamo, e la matematica è stata concepita quasi contemporaneamente da tutte le antiche civiltà. In Mesopotamia, in Grecia, in India, in Cina, in Egitto, tra i Maya… I suoi nonni, Illustre Signor Arafat, non ci hanno lasciato che qualche bella moschea e un libro col quale da millequattrocento anni mi rompono le scatole più di quanto i cristiani me le rompano con la Bibbia e gli ebrei con la Torah.”


Ovviamente, in questa sede, non mi interessa per niente la diatriba – squisitamente personale – tra la signora Fallaci e Arafat, in nome della quale la signora Fallaci è perfino disposta a manipolare la Cultura a suo piacimento. E il seguente testo non ha lo scopo di difendere Arafat che con questa discussione c’entra come i cavoli a merenda ma semplicemente quello di dimostrare quanto la signora Fallaci sia malinformata, oppure in malafede.


I popoli civilizzati del Mediterraneo che la Fallaci cita pomposamente non avevano delle cifre vere e proprie (basta pensare ai complicatissimi segni numerici degli antichi Egizi o alle poco maneggevoli cifre romane). I primi a sorpassare lo stadio primitivo della ripetizione e dell’assemblaggio di elementi isolati furono in realtà gli indiani. Nel 773 infatti, fu un astronomo indiano, Kankah, a presentarsi a Bagdad alla corte del califfo Al Mansur (745-775), noto per il suo incoraggiamento agli scienziati da qualunque paese provenissero. Al Mansur, puntualmente, ordinò la traduzione del libro di Kankah, Sindhind (Durata Eterna), in arabo. Grazie a questo libro, gli arabi si abituarono all’uso della numerazione indiana. E fin qui si potrebbe dare ragione alla signora Fallaci.


Per spiegare ai banchieri, amministratori… ecc. il nuovo sistema di calcolo, i matematici arabi scrissero numerosi trattati con esempi pratici di calcolo. Trattati che furono poi tradotti in latino. È interessante ricordare che nelle traduzioni latine delle opere matematiche arabe lo zero veniva indicato con il termine ‘cephirum’, deformazione latina del termine arabo che indicava lo zero: ‘al-sifr’ (il vuoto). Passando in Occidente il termine servì non più per indicare lo zero ma l’insieme dei segni numerici arabi. Diventerà quindi ‘cifra’ in italiano, ‘chiffre’ in francese, ‘ziffer’ in tedesco.


Dire però che gli arabi avevano solo importato poi introdotto in Occidente

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