giovedì 17 Ottobre 2024

Gli altri quarantatré milioni non li hanno interpellati

!6 milioni di italiani con problemi mentali

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Ma anche questi non sono pochissimi…

I problemi di salute mentale sono sempre più diffusi. Infatti, sono oltre 16 milioni gli italiani che lamentano un disagio medio-grave di questo tipo. Una crescita del 6% rispetto al 2022, con in vetta ansia e depressione, che ha colpito soprattutto donne e giovani. È quanto emerge da un’analisi dell’Università telematica Cusano.

I disturbi più diffusi
Dalla ricerca, sulle difficoltà psicologiche più comuni nel nostro Paese in vista della Giornata mondiale della salute mentale del 10 ottobre, emerge che ansia e depressione, spinte dalla pandemia da Covid-19, sono cresciute rispettivamente del 26 e del 28%. Gli sbalzi d’umore (60%), l’insonnia (59%), i sintomi depressivi (58,9%) le crisi di panico (38%) sono le sensazioni più diffuse tra chi destina tra 31 e 100 euro al mese all’acquisto di psicofarmaci psicoattivi: nel 2023 il 19,8% degli italiani ha assunto farmaci come ansiolitici (85,1%), antidepressivi (51,2%), stabilizzatori dell’umore (40,5%) e antipsicotici (21,4%), soprattutto donne over 65 (21,7% rispetto al 17,8% di uomini).

Giovani e lavoratori i più colpiti
La principale fonte del disagio sembra essere il lavoro, con il 76% dei lavoratori che ha manifestato almeno una volta sintomi come stanchezza, disturbi del sonno, stress, disinteresse o ansia. Sono i giovani a soffrire di più: oltre 700mila in Italia, 11,2 milioni in Europa, fra cui si sono registrati 931 casi di suicidio. Nel mondo il 39% dei ragazzi tra i 18 e i 24 anni presenta forme serie o estremamente serie di ansia, stress o depressione.

Disponibilità insufficiente di trattamenti adeguati
Oltre il 44% di chi manifesta stress grave o molto grave decide di autogestire i disturbi, con il 33% che non richiede consulto medico. A causa del divario tra necessità e disponibilità di cure, solo un terzo di chi soffre di disturbi riceve un trattamento adeguato. Su 130mila psicologi solo il 5% lavora in strutture pubbliche, con 16mila richieste di bonus psicologo accolte su 400mila inoltrate.
Il bonus psicologo “può essere un punto di partenza se potenziato, ma non la soluzione. Il supporto psicologico dovrebbe partire dalle basi, lavorando su una triangolazione che preveda la compresenza di: psicologo di base, psicologo scolastico, bonus” spiega Unicusano.

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