martedì 8 Ottobre 2024

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Favorire la produzione o frenare lo spreco?

Quasi sempre le scadenze sono fissate in grande anticipo sulla deperibilità degli alimenti, questo per favorire le vendite dell’industria alimentare. Ora che le catene scarseggiano si cerca d’invogliare al loro consumo anche dopo la data teoricamente stabilita. Questo aiuterà da un lato ma, dall’altro, ricadrà sui produttori che quindi aumenteranno i prezzi.

Inserire in etichetta sui cibi la frase “spesso buono oltre” da aggiungere alla dicitura attuale “da consumare preferibilmente entro”. E’ la proposta della Commissione Europea contenuta in una bozza di regolamento delegato con l’obiettivo di ridurre gli sprechi alimentari.
Ma la Coldiretti mette in guardia sull’importanza di mantenere in etichetta il Termine Minimo di Conservazione (Tmc) riportato con la dicitura “Da consumarsi preferibilmente entro” che indica – ricorda l’associazione degli agricoltori – la data fino alla quale il prodotto alimentare conserva le sue caratteristiche organolettiche e gustative, o nutrizionali. Tanto più ci si allontana dalla data del Tmc, tanto più – precisa Coldiretti – non sono più garantiti dal produttore i requisiti di qualità del prodotto, quale il sapore, odore, fragranza, ecc. Differisce quindi dalla data di scadenza vera e propria che – continua la Coldiretti – è la data entro cui il prodotto oltre il quale un alimento non può più essere posto in commercio. Quest’ultimo si applica ai prodotti preconfezionati, rapidamente deperibili da un punto di vista microbiologico ed è indicata con il termine “Da consumarsi entro” seguito dal giorno, il mese ed eventualmente l’anno e vale indicativamente per tutti i prodotti con una durabilità non superiore a 30 giorni, dal latte fresco alle uova.
La giusta esigenza di combattere gli sprechi non deve andare a scapito della qualità soprattutto per un Paese come l’Italia che – sostiene la Coldiretti – ha fatto del Made in Italy a tavola il sinonimo di eccellenza con i 5450 specialità sono ottenute secondo regole tradizionali protratte nel tempo per almeno 25 anni censite dalle Regioni, 320 specialità Dop/Igp/Stg riconosciute a livello comunitario e 415 vini Doc/Docg, la leadership nel biologico con circa 86mila aziende agricole biologiche e la minor presenza di residui chimici negli alimenti.

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