Asmara – “Sono italiani-non-italiani, perche’ a loro e’ stato negato il pieno riconoscimento della cittadinanza che gli appartiene di diritto. Sono insomma i meticci.
E per meticci si intende coloro che sono italiani per parte di padre ed eritrei per parte della madre, o viceversa. Persone relegate a vivere nell’anonimato la loro appartenenza alla razza bianca, assimilate in tutto e per tutto alla popolazione locale, spesso con uno status subordinato”. E’ questo l’appello di padre Protasio Delfini, presidente del Comitato di studi cittadinanza italo-eritrei, al ministro per gli Italiani nel mondo, Mirco Tremaglia, in visita ad Asmara. Si tratta, spiega padre Delfini, di circa 200 persone che chiedono da anni la cittadinanza italiana e che non hanno ancora visto realizzato il loro sogno, pur avendone diritto. “Piu’ tempo passa – dice il sacerdote – piu’ le attese si fanno lunghe e penose. Ed i tempi della giustizia italiana, purtroppo, sono lunghi, troppo lunghi. E piu’ sono lunghi i tempi, piu’ la lista dei richiedenti si assottiglia e, questo per ovvi motivi. Chi muore, lascia in eredita’ ai figli il retaggio di una vita sprecata nell’attesa di un sogno irrealizzabile”. Immediata la risposta del ministro Tremaglia che in mattinata nella capitale eritrea ha incontrato proprio i rappresentanti della comunita’ italiana. “Il governo – dice Tremaglia – sta affrontando la questione. Ci sono state sentenze in varie parti d’Italia a favore ad altre, come a Roma, contrarie. La documentazione e’ la vera difficolta’, anche perche’ quando non si ha piu’ il padre e la madre e’ difficile provare di avere origini italiane. E’ una questione complessa che bisognera’ affrontare rapidamente caso per caso”. (AGI) Red/Sep/Van