mercoledì 8 Maggio 2024

I droni, la guerra senza piloti, la Cina

Novità dalla guerra in Ucraìna

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Non sono poche le innovazioni su cui riflettere e da cui apprendere nel conflitto in Ucraìna.

I droni giocano un ruolo chiave nella guerra in Ucraina. Soprattutto in questa fase, dove le forze di Kiev sono impegnate, da un lato, a portare avanti la loro controffensiva nel tentativo di riconquistare i territori perduti, e dall’altro a provocare più problemi possibili a Mosca.
In entrambi i casi, il modo più efficace per colpire il Cremlino consiste nell’affidarsi ai cosiddetti Uav, velivoli senza pilota tanto economici quanto letali ed efficienti. In più di un’occasione, raid misteriosi, non tutti rivendicati dall’Ucraina ma quasi esclusivamente realizzati mediante l’apporto di droni, hanno creato ingenti danni materiali ai russi, in Crimea così come anche molto più in profondità, nelle regioni interne, e pure nel cuore di Mosca.
Del resto, con la fine del conflitto ancora lontanissima e il logoramento che inizia a farsi sentire, i due eserciti impegnati sul campo sono chiamati a gestire al meglio le rispettive risorse, affidandosi in primis a metodi sicuri e privi di rischi. È così che la “guerra con i droni” è diventata un fattore decisivo della contesa, al punto che sia la Russia che l’Ucraina sono sempre più dipendenti dai velivoli commerciali e civili senza pilota.

Il ruolo dei droni
Secondo un’analisi del think tank britannico Royal United Services Institute, Kiev perde circa 10.000 droni al mese. La fame di Uav, insomma, è incessante così come il loro enorme utilizzo. Non è un caso che i soldati ucraini siano soliti usare droni militari ma anche trasformare droni civili in armi da combattimento. “Di notte facciamo missioni di bombardamento e durante il giorno pensiamo a come ottenere nuovi droni. Questa è una ricerca costante”, ha spiegato al New York Times Oles Maliarevych, ufficiale della 92a Brigata Meccanizzata.
Con la guerra che si protrae, di pari passo crescono anche gli sforzi per realizzare velivoli senza pilota letali alternativi. Tutto questo, però, significa lottare per avere accesso alle catene di fornitura globali di elettronica, la maggior parte delle quali transitano attraverso la Cina.
Detto altrimenti, Pechino ha la possibilità di influenzare il conflitto russo-ucraino, visto che la contesa è orientata sull’uso dei droni. Come se non bastasse, mentre l’Iran e la Turchia producono droni militari impiegati da Russia e Ucraina, quelli economici e civili diventati onnipresenti nelle prime linee provengono in gran parte dalla Repubblica popolare cinese. E il Dragone è il più grande produttore mondiale di questi dispositivi.

Il fattore Cina
Tutto questo ha dato alla Cina la possibilità di esercitare un’influenza nascosta nella guerra in Ucraina. Il motivo è presto detto: i fornitori cinesi hanno ridotto le loro vendite di componenti di droni in seguito alle ultime disposizioni entrate in vigore a partire dallo scorso primo settembre, ufficialmente al fine di salvaguardare “la sicurezza e gli interessi nazionali”.
In quelle settimane, gli analisti ritenevano che le restrizioni fossero una possibile risposta alla guerra commerciale con gli Stati Uniti, con Washington che stava impedendo al Dragone di accedere a tecnologie critiche come i semiconduttori di prossima generazione. Potrebbe però esserci dell’altro. Secondo quanto riportato da Newsweek, ad esempio, Pechino si trova al centro della catena di fornitura degli Uav e controlla la quota maggioritaria dell’industria dei droni commerciali, nonché la fornitura di componenti. Il gigante asiatico starebbe sfruttando il proprio dominio sulla catena di approvvigionamento per ottenere vantaggi politici e, forse, anche per sostenere il Cremlino.
Il NYT ha invece scritto che i controlli sulle esportazioni cinesi hanno avuto l’effetto di impedire alle forze ucraine di accedere ai droni commerciali e ai loro pezzi di ricambio. Il Times ha acceso i riflettori su un dato emblematico: l’Ucraina ha ricevuto droni per un valore di 200.000 dollari da aziende cinesi tra gennaio e giugno di quest’anno. Nello stesso periodo, la Russia ha ricevuto 14,5 milioni di dollari in vendite dirette di droni dalle stesse aziende cinesi. In ogni caso, il risultato è che gli ucraini sono costretti a fare i salti mortali per adattare velivoli amatoriali ad esigenze militari, in attesa di recuperare i pezzi di ricambio necessari.

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