Sui vaccini l’offensiva nemica e la complicità sovranista
L’ultima sparata dei ciarlatani contro la Ue è il presunto fallimento sui vaccini.
Un’accusa pretestuosa e demagogica che, se non rientrasse in una precisa scelta di campo insieme al nemico, sparandoci letteralmente alle spalle, ovvero se non si trattasse di alto tradimento, sarebbe ridicola.
Andiamo con ordine
Non è assolutamente vero che la Ue, a prescindere dall’accordo collettivo, impedisca agli stati membri di rifornirsi autonomamente dei vaccini. Non dimentichiamo che solo tre settimane fa i soliti sciuscià germanofobi gridavano allo scandalo perché la Germania aveva ordinato dosi supplementari al di fuori del pacchetto unitario.
Così recita l’accordo Ue in materia:
“Chi ordina i vaccini?
Gli Stati membri ordinano i vaccini direttamente ai fornitori, indicando i tempi e i luoghi di consegna dei vaccini e, per esempio, specificando gli aspetti logistici.
Chi distribuisce i vaccini?
I produttori si occupano della consegna ai poli di distribuzione nazionali. Gli Stati membri, che sono responsabili anche della vaccinazione delle rispettive popolazioni, provvedono a trasferire il prodotto ai centri vaccinali” (vedi su https://ec.europa.eu/info/live-work-travel-eu/coronavirus-response/safe-covid-19-vaccines-europeans/questions-and-answers-covid-19-vaccination-eu_it#negoziati-sui-vaccini)
Noi che facciamo?
Atteniamoci alle decisioni del Conte bis.
Così prima di Natale:
“L’Italia ha sottoscritto tutti gli accordi formalizzati dall’Unione Europea che in totale ha ordinato circa 1,3 miliardi di dosi di vaccini. A ciascun Paese membro che ha sottoscritto i contratti di pre-ordine spetterà una parte proporzionale alle rispettive popolazioni nazionale e l’Italia si è assicurata l’arrivo di circa 200 milioni di dosi. Il primo accordo è stato firmato dall’Italia assieme a Germania, Francia e Olanda con la casa produttrice AstraZeneca, il 13 giugno. Ciò ha costituito la premessa per una serie di successivi accordi siglati direttamente dalla Commissione Europea”.
I vaccini che non arrivano
Il 2 febbraio scorso una nota dell’Agi rivelava:
“La Commissione europea, che negozia per conto dei 27 Stati membri, ha preordinato un totale di circa 2,2 miliardi di dosi. Spetta agli Stati finalizzare gli ordini e concordare l’invio delle dosi. Il vaccino BioNTech-Pfizer è stato, a fine dicembre, il primo approvato dall’Ema, l’ente regolatore europeo, seguito il 6 gennaio dall’americana Moderna, poi dalla svedese-britannica AstraZeneca il 29 gennaio”. Ma “a oggi, primo febbraio, l’Ue ha ricevuto 18,5 milioni di dosi, di cui 17,6 milioni di BioNTech-Pfizer e 854 mila di Moderna. Collettivamente, i Ventisette hanno somministrato una media di 2,4 dosi per 100 persone, con disparità significative tra i Paesi (prima l’Irlanda con 11,5%; ultima Lettonia all’1,1%; Italia in testa tra i big con il 2,5%)”.
Insomma meno di un centesimo delle dosi ordinate.
Usa, Inghilterra eccetera eccetera
I ciarlatani ora esaltano il fatto che gli inglesi sono pieni di vaccini e sono stati riforniti prima di noi. “Perché – sostengono i buffoni – Londra non è più sottoposta alla burocrazia europea”. Falso. Gli inglesi hanno ricevuto i vaccini per la loro relazione storica e strategica con gli Stati Uniti e per il loro ruolo anti-continentale. Li avrebbero ricevuti anche senza Berxit, perché nulla ostava a ciò.
A noi europei, invece, i vaccini arrivano con il contagocce perché la gestione dell’epidemia si sta trasformando in una grande contesa mondiale su tutti i fronti, in primis quello economico. E quanto più si riuscirà a tardare la fuoriuscita di un player dalla situazione attuale, tanto più lo si potrà lasciare indietro. Ergo, i players che detengono l’arma strategica fanno in modo di farci battere il passo.
In poche parole se l’Europa ha una colpa non è nella gestione degli ordini ma nel fatto che dipende dall’estero. Abbiamo dei ritardi strutturali che andrebbero colmati e dei quali siamo ostaggio. Dovremmo essere in grado di produrre da soli i vaccini.
Le due guerre che ci sono state dichiarate
Chi sbraita e si agita raccontando frottole sensazionalistiche farebbe molto meglio a proporre qualcosa di politicamente sensato, come, appunto, un’autonomia farmaceutica dal Big Pharma, invece di scodinzolare proprio ai padroni del Big Pharma e continuare a sparare alle spalle di noi europei. Perché – sia chiaro a tutti – siamo nel pieno di una guerra.
Anzi di diverse guerre. Una – dall’alto in basso – è una guerra oligarchica che punta alla trasformazione antropologica transumanista.
Un’altra – laterale – si combatte tra i players e si sviluppa su tutti i fronti strategici.
Chi, nella seconda di queste guerre, non fa quadrato sull’Europa è oggettivamente un traditore e una quinta colonna, oltre ad essere un lacché, uno sciuscià e un individuo da niente.
È chiaro che non basta schierarsi dalla parte giusta in questo secondo conflitto se non si opera con un chiaro spirito di rettifica rivoluzionaria nel primo; altrimenti non servirebbe a granché.
Quelli che non hanno la volontà, l’entusiasmo, la capacità, la caparbietà, per impegnarsi in questo, non trovino però alibi per disertare l’impegno in difesa del proprio sangue e del proprio spazio vitale. Le destre “sovraniste” ogni giorno che passa fanno di tutto per dimostrarsi ben più servili di Badoglio e dei venticinqueluglisti. Sarebbe ora di piantarla e di tirare la catena!
Peraltro la gran parte di quelli che fanno sciacallaggio mediatico contro l’Europa che non ci fornisce i vaccini sono gli stessi che credono che la Covid non esiste, che i vaccini fanno male o che servono per controllarci. Insomma sono soggetti all’orwelliano bipensare e amano profondamente il Grande Fratello, quello stesso che insultano ogni secondo, ma a cui sono morbosamente e indissolubilmente legati.