giovedì 18 Luglio 2024

Il narco-mondialismo contro l’Eurasia

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Alimentato dalla politica anglo-americana, il traffico di oppio ed eroina provenienti dall’Afghanistan “liberato” ha forti ripercussioni sulla geopolitica delle repubbliche ex sovietiche. Viaggio nel pantano centro-asiatico tra regimi corrotti, milizie “indipendentiste”, pressioni della NATO ed un mare di droga utilizzata dagli USA in funzione anti-eurasiatica




Il narcotraffico di origine afghana alimenta una filiera d’instabilità che penetra nell’intero spazio eurasiatico. Se nella “fascia sud” centrasiatica (repubbliche d’Uzbekistan, Kirghizistan e Turkmenistan) il narcotraffico presenta un carattere virulento e radicato nello sfacelo in cui i regimi post-sovietici hanno trascinato i loro Paesi, il movimento delle droghe è all’origine di altri ordini di problemi più a nord, in Kazakistan, Stato che per le sue dimensioni continentali costituisce un insieme regionale a parte, e che per la sua posizione rappresenta la porta principale per l’introduzione di droga in Europa attraverso la Russia. Quest’ultima, sforzandosi di emancipare gli apparati di Stato dalla cleptocrazia eltsiniana che ne ha penalizzato l’azione nel corso dell’ultimo decennio, sta preparando nuovi strumenti per reagire a un flagello che mina le basi stesse della sua esistenza.



Ostaggi e vassalli



Il narcotraffico costituisce un buon metro per misurare la realtà della “vittoria” angloamericana in Afghanistan. Dopo l’estromissione dei talebani da parte di Londra e Washington, le aree coltivate ad oppio sono raddoppiate fra il 2002 e il 2003 (da 31.100 a 61.500 ettari, mentre alla vigilia dell’occupazione angloamericana non erano che 1.700), pari a una produzione di oltre 3.600 tonnellate (circa tre quarti della produzione mondiale). Di fronte al disastro i due alleati hanno cominciato ad accusarsi a vicenda: dapprima Londra ha criticato Washington di lasciare mano libera ai “signori della guerra” dell’Alleanza del Nord per non inimicarseli; più recentemente il Dipartimento di Stato ha imputato il fallimento al lavoro degli uomini di Sua Maestà – che in seguito all’Accordo di Bonn del 2002 avevano ricevuto l’incarico di gestire i programmi antinarcotici – il cui risultato, secondo le stime ufficiali statunitensi, potrebbe essere un ulteriore raddoppio dei campi di papavero nel 2004.


Per effetto dell’efficiente politica di controllo realizzata dall’Iran alle sue frontiere orientali – che ha praticamente portato alla chiusura della tradizionale rotta dell’eroina Turchia-Balcani – le repubbliche post-sovietiche dell’Asia centrale sono state investite dall’incremento della produzione afghana, che si è espansa in particolare nelle province confinanti del Nord (Badakh an in primo luogo). A gennaio l’Agenz

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