mercoledì 13 Novembre 2024

La barca e la baracca.

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La solita beffa delle compagnie aeree. L’aereo è ormai l’unico mezzo per collegare la Sardegna al resto della penisola ( a fronte delle 12/14 ore del traghetto, quando va bene, con una corsa al giorno e con servizi fatiscenti). Non stiamo parlando di un pacchetto promozionale per i vacanzieri di questi giorni, ma di un enorme problema per residenti e immigrati che per motivi di lavoro, studio e talvolta salute sono costretti a spostarsi dall’altra parte del mare (sostenendo, per questo, pesanti e onerose spese). Per questo, anche se vi è una legge statale così detta di “continuità territoriale”, che finanzia le compagnie per erogare delle tariffe sottocosto, queste ne approfittano e invece di equiparare un biglietto aereo a quello di una normale tratta ferroviaria, ne caricano di tasse e di penali totalmente abusive. E i controlli?? nessuno ovviamente….



tratto dall’Unione Sarda del 21/07


di Stefano Lenza


Ormai si riconoscono l’uno con l’altro. Si ritrovano ogni lunedì mattina a Elmas o a Fertilia o al Costa Smeralda. Sono pendolari d’alto bordo. Nel senso che pendolano da una sponda all’altra del Tirreno e sono quasi tutti dirigenti d’azienda. Minimo comune denominatore: costretti a “emigrare” per non perdere il lavoro. Da Cagliari, prevalentemente, ma anche da Sassari, Nuoro e Oristano, si sono dovuti trasferire nella Penisola, soprattutto a Roma e Milano, dove le grandi società hanno concentrato il management sbaraccando gli uffici decentrati. Questione di conti, di costi da tagliare, di utili da preservare o, talvolta, di perdite da contenere. Lo stipendio continuano a prenderlo ma considerevolmente decurtato dalle spese di trasferta e da un travaso di euro dalle proprie tasche alle casse di Alitalia, Meridiana o Air One: partono il lunedì e tornano a casa il venerdì, tutto l’anno, tranne nel periodo delle ferie, con varianti sul calendario in base a feste comandate, ponti vari e imprevedibili malanni. Quando è stata varata la continuità territoriale hanno fatto salti di gioia all’idea di viaggiare a prezzi stracciati. Poi hanno cominciato a subire pesanti disagi, a pagare il biglietto sempre di più, a sopportare penali imposte in barba alle norme. Così si sono organizzati e hanno creato l’Avpta (Associazione viaggiatori pendolari del trasporto aereo). «Purtroppo – spiega il presidente Angelino Attene – abbiamo constatato che il mezzo di trasporto aereo non risponde alle nostre esigenze e alle nostre aspettative. La scelta era quindi quella di accettare passivamente i disservizi e lamentarsi in modo sterile senza ottenere quasi mai risposte, o organizzarsi per avere un ruolo attivo e propositivo per migliorare il servizio».
Così, alla fine dell’anno scorso, si sono messi insieme per far sentire la loro voce alle compagnie, certo, ma anche all’Enac, (Ente nazionale aviazione civile), al Ministero dei Trasporti e alla Regione. Le adesioni non sono mancate e il gruppo fondatore si allarga di giorno in giorno grazie al sostegno di nuovi soci reclutati attraverso il sito (www.pendolariaerei.it) dell’associazione. Qualche giorno fa, l’Avpta ha inviato una lettera al Governatore Renato Soru con un particolareggiato elenco di problemi e proposte. «Siamo fiduciosi che la risposta non si farà attendere e insieme potremmo agire per riappropriarci della continuità territoriale che le compagnie ci hanno di fatto scippato»
I dolori del pendolare?
«Innanzitutto la mancanza di puntualità e di comfort. Il viaggio dovrebbe essere un momento di relax e piacere e non un’esperienza stressante in cui ci sentiamo ostaggi del vettore. I disagi sono venuti subito dopo l’avvio della continuità territoriale. Le prime angherie le abbiamo subite sul fronte tariffario. La garanzie del prezzo è stata sepolta sotto una montagna di aumenti ingiustificati. Ha cominciato Meridiana caricando sul costo del biglietto sei euro con la giustificazione della crisi seguita all’attentato dell’11 settembre alle torri gemelle. Alitalia si è accodata quasi subito, mentre Air One è stata a guardare per sei mesi poi si è adeguata, visto che né Ministero, né Enac, né Regione avevano contestato la decisione delle altre due compagnie di introdurre una maggiorazione tariffaria non prevista».
Tutto qui?
«No, perché poi è arrivato l’adeguamento in base all’inflazione accertata dall’Istat. Anche questo in palese violazione delle convenzioni che lo ammettono, previa autorizzazione, solo per le tariffe piene pagate dai non residenti. A seguire, l’Alitalia ha introdotto gli oneri, fino a sei euro

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