Fra gli argomenti più dibattuti in rete nel corso delle ultime settimane, si può annoverare sicuramente la vicenda concernente il microscopio FEG-ESEM, usato fino ad oggi dal Dott. Montanari per gli studi sulle nanoparticelle e nanopatologie e donato, per decisione della Onlus Bortolani proprietaria legale dello strumento, all’Università di Urbino, privando di fatto lo scienziato modenese della possibilità di continuare nelle sue ricerche.
Senza nessuna pretesa di decretare chi fra i soggetti che sono entrati nella contesa abbia ragione e chi torto (il torto e la ragione spesso non sono dei valori assoluti, bensì elementi dai contorni assai sfumati) proviamo innanzitutto a ricapitolare brevemente l’ordine dei fatti, facendo seguire qualche considerazione.
Beppe Grillo lo conosciamo tutti, come arguto comico dallo spirito istrionesco che negli ultimi anni è riuscito ad imporsi nel nostro paese anche come voce di una critica politica in grado di raccogliere ampio consenso. Autore di un blog fra i più visitati in assoluto, organizzatore dei V Day che hanno portato in piazza decine di migliaia di persone, in
procinto di fondare a breve una nuova formazione politica che potrebbe avere i numeri per raccogliere dei risultati di un certo rilievo.
Stefano Montanari è un dottore in farmacia (farmacista è stato spesso etichettato in alcuni blog, quasi si trattasse di una qualifica vergognosa) che da anni studia le nanoparticelle e le nanopatologie da esse determinate allorquando fanno ingresso all’interno del corpo umano. Per essere più precisi, come da lui ribadito più volte, nelle conferenze e nei libri, egli ha sempre lavorato con sua moglie, Dott.ssa Gatti, e, all’interno della loro collaborazione, proprio sua moglie rappresenta il fulcro del lavoro di ricerca, mentre lui, che pure partecipa attivamente alle operazioni di ricerca, si è occupato e si occupa più attivamente della divulgazione dei risultati della ricerca stessa, attraverso libri, conferenze e quant’altro.
Chiunque in Italia abbia studiato le conseguenze dell’incenerimento dei rifiuti (in maniera seria e senza essere aggiogato al carro di chi costruisce gli inceneritori) ha trovato proprio nelle ricerche della coppia Gatti/Montanari degli elementi di estremo interesse, utili a comprendere la nocività degli inceneritori di nuova generazione che, lavorando a temperature più alte, sono riusciti a diminuire le emissioni di diossina e PM10 (sostanze per le quali esistono limiti di legge) aumentando però in maniera esponenziale la produzione delle nanopolveri che la legge non prende in considerazione, ma che penetrano invece in maniera profonda e devastante all’interno del corpo umano. Sempre grazie alle ricerche della coppia Gatti/Montanari è stato possibile ad esempio comprendere i termini di bufale come quella dei filtri antiparticolato (FAP) montati sulle autovetture diesel di ultima generazione e sponsorizzati anche da alcune associazioni
ambientaliste. Filtri che in realtà non riducono le emissioni inquinanti delle vetture come millantato, ma semplicemente trasformano il particolato (pericoloso, nero e puzzolente) in polveri ultrafini ben più pericolose, quantunque invisibili e difficilmente percepibili.
Non proprio il tipo di uomo amato alla follia in Italia dalla scienza ufficiale modello Veronesi e dalla politica dell’incenerimento e delle multiutility, che di nanopolveri preferirebbero ovviamente non si facesse assolutamente menzione.
La Onlus Bortolani, come si può leggere sul suo sito, si occupa principalmente di beneficenza di opposizione alla pena di morte e della raccolta di contributi economici per aiutare soggetti svantaggiati che versano, anche temporaneamente, in una situazione di difficoltà.
L’Università di Urbino è un soggetto, privato fino all’anno scorso e ora pubblico che sullo stesso sito della Onlus Bortolani viene presentato in questi termini:
http://ilcorrosivo.blogspot.com/2009/09/il-microscopio-della-discordia.html