Perché quello di Zemmour rischia di essere un vero e proprio abbraccio mortale
Il risultato delle presidenziali francesi del prossimo aprile avrà un effetto importante sui margini d’indipendenza e di potenza di tutti noi europei. Sono già quattro anni che gli americani lavorano per neutralizzare le spinte “neogolliste” dell’Eliseo.
La partita strategica è semplice: rovesciare Macron o, in subordine, impedirgli di cullare aspirazioni di protagonismo per una Francia intesa come la garante militare e nucleare dell’Europa.
Poi esistono altre strategie, tutte di marca Wasp, che intervengono nelle singole aree politico-ideologiche francesi.
Sembra quello che non è
È così che va letto il fenomeno Zemmour. Parliamo del paladino della destra protestataria francese, il polemista di talento di fede ebraica nato in Algeria che ha occupato lo spazio alla destra di Marine Le Pen riprendendo alcuni temi cari a un certo ambiente, facendo sì il verso, ma in maniera superficiale e caricaturale, a quello che aveva sostenuto Jean-Marie Le Pen. Sembrano le stesse cose ma non lo sono. A parte l’accento sulla questione demografica e le critiche alla cultura dominante, tutto il resto non è affatto uguale alle lucide considerazioni del fondatore del Front National, che quarant’anni dopo restano molto più concrete e attuali di quelle banali, impraticabili e demagogiche esposte dallo Zio Zem.
Zio d’America
L’eccitazione naïve dei bambinoni de noantri (in Francia i nostri lo sono più ancora di qui) è mal riposta. La linea scelta da Zemmour è esattamente quella che il Pentagono definì arrangiando a modo suo le tesi di Huntington: Occidente contro Oriente, guerra all’Islam, attacchi a tutte le forme di emancipazione commerciale, energetica e geopolitica europea nel nome di un presunto nazionalismo privo di prospettive.
Quello che ai miei occhi fa di Zemmour il nemico numero uno non è però tanto il suo porsi come la scimmia di un discorso popolare e reazionario che aveva un certo fondamento prima di venire manipolato e rovesciato, quanto il ruolo che quest’uomo, che non a caso ha avuto a disposizione considerabili media di proprietà di ambienti progressisti e mondialisti, svolgerà nel Reset delle destre nazionali.
È probabile che dopo le presidenziali Zemmour presenti liste anche alle legislative e il risultato sarà la scomparsa definitiva dell’RN che già ora, con la legge elettorale francese, ha difficoltà a sperare di ottenere degli eletti.
In tal caso, subito dopo ci sarà uno sbandamento seguito da nuovi tentativi di aggregazione che andranno tutti nella direzione di una destra modellata tra Trump e Sarkozy. Non è un caso neanche il fatto che Zemmour abbia recentemente espresso il suo sostegno morale a quello che è stato il peggiore e il più antifrancese dei presidenti.
Un gioco al massacro
L’effetto Zemmour sarà di dividere, di spaccare il tutto per aiutare a ricomporlo sotto l’ombrello e sotto il controllo dei controllori e già ora gli animi sono esacerbati e le divisioni cominciano a creare lacerazioni profonde all’interno della famiglia nazionale francese.
Per tutte queste ragioni sarebbe bene rifiutare la manovra in atto e non lasciarsi sedurre dal canto delle sirene. Non è consigliabile nutrire illusioni per coltivare speranze irreali, chiudendo gli occhi davanti a quello che di concreto accade che non è affatto ciò che si vorrebbe che accadesse.
Sarebbe anche il caso che quelli che cercano rivincite dopo la sconfitta della storica scissione ai tempi di Mégret superassero i loro stati d’animo e vincessero i loro complessi.
Il bacio della morte
Ironia della sorte: Zemmour inizia per Z, l’ultima lettera dell’alfabeto, e il suo ruolo è infatti quello di sotterrare definitivamente la destra rivoluzionaria francese. La quale rischia di estinguersi nel ridicolo e nel patetico sostenendo per l’Eliseo, nel nome di un mondo politicamente nato con l’Affaire Dreyfuss, qualcuno che di Dreyfuss e del suo patriottismo è un legittimo erede: un modo non proprio stupendo di morire!
Oggi però l’euforia dell’autoipnosi e la favola trita e ritrita delle grandi opportunità che sento ripetere da cinquant’anni e che puntualmente si dimostrano per quella truffa che sono, oppongono enormi ostacoli alla lucidità: come si diceva nell’Antica Roma, Giove acceca coloro che vuole perdere.
In questa amara circostanza non si può fare altro che restare lucidi, possibilmente senza polemizzare con nessuno, ma dire seccamente No a tutto questo. È quantomeno un fatto di etica e di presenza a sé. Ed è anche una questione d’amore.