mercoledì 8 Maggio 2024

Parigi non è più tanto di moda a Berlino

La strategia del 2014 del CFR per dividere l'Europa sta centrando tutti i suoi obiettivi

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Il nuovo caccia di sesta generazione franco-tedesco Scaf (Système de Combat Aérien du Futur) sembra avere il destino segnato; un destino che è legato a doppio filo a quello di un altro progetto comune a Berlino e Parigi, il carro armato Mgcs (Main Ground Combat System).
Per capire come i due programmi siano legati occorre fare un salto temporale indietro e tornare al 2019, quando a giugno, in una lettera indirizzata all’allora ministro della Difesa tedesco Ursula von der Leyen, il Bundestag ha imposto al governo uno stretto parallelismo di gestione tra lo Scaf, a guida francese, e l’Mgcs a guida tedesca, oltre a imporre l’integrazione di Rheinmetall nel programma del nuovo Mbt (Main Battle Tank).
Queste due condizioni hanno intrappolato i due programmi, quello del caccia e quello del carro armato, in un cul de sac a causa delle rivalità interne all’industria tedesca (tra Krauss-Maffei Wegmann e Rheinmetall) e per via dell’intransigenza francese per quanto riguarda la ripartizione del lavoro e l’assegnazione dei brevetti in entrambi i progetti.
A fronte di questa impasse, dapprima la Francia ha proposto di allargare l’Mgcs all’Italia, mettendo in difficoltà la Germania, successivamente la Germania ha proposto a Italia, Spagna e Svezia di partecipare a un nuovo programma per un Mbt.
Recentemente è arrivata l’ulteriore risposta francese, con l’apertura verso altri partner europei (come l’Olanda), ma con una grossa tara rappresentata dal fatto che le specifiche del sistema saranno formulate solamente da Parigi e Berlino: il ministro della Difesa francese Sébastien Lecornu ha affermato che gli altri Paesi europei interessati saranno invitati a partecipare al progetto solo una volta che Francia e Germania le avranno definite.
Quindi, sostanzialmente, l’Italia, che è alla ricerca di un nuovo carro per sostituire la sua linea composta da Ariete C-1, che sono in via di modernizzazione e saranno affiancati da Leopard 2 (probabilmente A7 o A7+), dovrà adeguarsi ai requisiti del sistema e, molto probabilmente, in questo modo non parteciperà attivamente alla spartizione tecnologica.

Questa diatriba sull’Mgcs, lungi dall’essere risolta come invece riferiscono i governi di Francia e Germania, si riflette, come anticipato, sullo Scaf per i medesimi motivi e anche perché Parigi, che ha una tradizione di costruzioni aeronautiche più strutturata rispetto a Berlino – per motivi immaginabili – sta accelerando la modernizzazione del caccia “Rafale” per sfruttare al meglio il momento d’oro delle sue richieste sul mercato (giunte con 20 anni di ritardo).
Il fatto poi che la Germania abbia optato per una politica molto restrittiva per quanto riguarda le esportazioni di armamenti, non gioca a favore di un caccia che, con ogni probabilità e solo se vedrà effettivamente la luce, sarà messo sul mercato internazionale e non solo europeo. Sembra quindi che entrambi i Paesi che dovrebbero cooperare strettamente sul piano aeronautico come per il nuovo Mbt, stiano per prendere strade diverse che decreteranno la fine di entrambi i programmi di sviluppo.
La Germania potrebbe optare molto facilmente per il suo Leopard 2A8, 2AX senza dimenticare il KF-51 Panther invece dell’Mgcs, abbandonando anche lo Scaf in considerazione dell’arrivo dell’F-35 (che ha anche la possibilità di effettuare la missione nucleare che hanno ora i Tornado della Luftwaffe), mentre la Francia opterebbe per la versione modernizzata del Rafale e del carro autoctono Leclerc.
Nel nuovo piano pluriennale per la difesa francese (2024-2030) varato ad agosto è presente infatti un importante finanziamento per lo “Standard 5” del Rafale insieme a un nuovo Ucav (Unmanned Combat Air Vehicle) successore del Neuron, sviluppato da un team industriale internazionale guidato da Dassault.
La mossa sembra essere molto più di un “piano B” qualora lo Scaf dovesse rivelarsi un fallimento: lo “Standard 5” prevede di dotare il Rafale di un nuovo radar tipo Aesa (Active Electronically Scanned Array) ma soprattutto di una suite di sensori in grado di poterlo trasformare in una piattaforma volante per operare altri sistemi da remoto (tra cui appunto il nuovo Ucav) e per raccogliere e condividere dati in tempo reale. Peculiarità che sono previste per lo Scaf.

Secondo i piani dell’Eliseo il Rafale F5 entrerà in servizio a partire dal 2030 e sarà in linea per i successivi 30 anni, andando a formare la spina dorsale dell’Armée de l’Air et de l’Espace.
Il caccia di sesta generazione Scaf però prevede miglioramenti che il Rafale non potrà avere per gli ovvi limiti imposti da una cellula progettata negli anni ’80: più potenza per poter montare armi a energia diretta, più furtività (la stealthness) e migliore letalità.
Quello che sembra un piano di ripiego francese alla luce delle controversie con Berlino rischia seriamente di affossare il programma Scaf per una questione legata ai costi di sviluppo della nuova macchina, per la diatriba tra i due Paesi partener del programma, e perché, come accennato, si è presentata una congiuntura favorevole sul mercato internazionale – data anche dalle difficoltà russe – per il Rafale, con l’Indonesia che a febbraio 2022 ha piazzato un ordine per 42 caccia e la Serbia che lo stesso anno ha avviato trattative per 12 velivoli.
Questa dinamica quasi sicuramente sarà accentuata dalla decisione di affiancare al Rafale F5 un Ucav, che potrebbe interessare ad altri clienti come l’India (che sta vedendo le prime consegne del caccia) o gli Emirati Arabi Uniti.
Scaf e Mgcs sembrano quindi condividere lo stesso destino di restare progetti sulla carta, al pari di altri programmi franco-tedeschi come il nuovo pattugliatore marittimo Maws (Maritime Airborne Warfare System), che non ha mai visto la luce.

Paolo Mauri

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