martedì 15 Ottobre 2024

Quell’ambiguo rapporto russo-americano

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Se in Usa il Presidente è repubblicano Mosca dialoga con Berlino, se è democratico si spartiscono la torta contro di noi

 

Non so comprenderne la ragione ma ho notato che il comportamento reale (e non la propaganda ufficiale) dei russi rispetto all’Europa cambia a seconda del partito alla Casa Bianca.
Sono più cooperativi verso di noi quando il Presidente è Repubblicano e sono più compagni di merenda con Washington quand’è democratico.

Non dobbiamo stupirci più di tanto perché c’è una costante storica, determinata dal fatto che la Rivoluzione Bolscevica deve parecchio, se non quasi tutto, all’Amministrazione Wilson e che Jalta ebbe luogo con Roosevelt il quale scelse scientemente di concedere molto più spazio e potere a Mosca rispetto a Londra.
Veniamo a tempi più recenti: il rapporto russo-tedesco, con il finanziamento germanico della Perestrojka, si ha durante l’Amministrazione Reagan e Bush (repubblicane).
Poi la Russia paga l’implosione del suo apparato e ha uno scatto di reni (asse Parigi-Berlino-Mosca) durante la guerra in Iraq, con il repubblicano Bush jr presidente.

Con l’arrivo di Obama (democratico) la Russia si fa più aggressiva perché evidentemente sa di ottenere sponda (concreta non parolaia) dall’altra parte dell’Oceano. E abbiamo la gestione della questione georgiana e quindi la tensione alta in Ucraìna, determinata dagli inglesi, in cui però i russi non affondano mai e in cambio ottengono il placet per entrare in Siria (accompagnato da una distensione con l’Arabia Saudita).

Trump (repubblicano), all’inverso del comune convincimento, spezza di fatto quest’intesa di soci imperialisti e la Russia cerca nuovamente sponda in Europa verso Berlino e Parigi.
Poi tornano i democratici con Biden e con un repentino voltafaccia Putin rovescia il tavolo, fa saltare l’intesa con Francia e Germania che sembrava aver rintuzzato la linea guerrafondaia di Londra e Washington ed invade l’Ucraìna, cosa che si era risparmiata otto anni fa, adducendo pretesti appiccicati con lo sputo e non giustificabili per una mossa di tale intensità.
Secondo le analisi dell’inteligence italiana, analisi che precedettero l’attacco, la grave condizione economica e sociale interna avrebbe contribuito a questa scelta la quale finora ha ricevuto pubblicamente tutte le rassicurazioni da Biden che non ha mai smesso di dire “non interverremo”.

Questi rapidi voltafaccia tra Europa e mondo Wasp sono anch’essi una costante storica. Lo Zar tradì gli accordi con Napoleone e si mise a fianco di Londra; Stalin boicottò e tradì tutti gli accordi commerciali e logistici con Hitler prima dell’Operazione Barbarossa. Se possiamo dare credito agli archivi sovietici, quest’ultima anticipò un’offensiva russa sull’Europa.
La Russia non si sente europea, essa è bicipite per natura e, perseguendo i propri interessi (oggi gli americani le danno mano libera in Mali e in Libia dove gioca contro di noi) non ha alcun problema a oscillare tra Washington e (di ripiego) Berlino.
Potrà essere un interlocutore strategico dell’Europa, mai parte di essa, né alla sua testa, ché – si rassicurino quelli che all’Orso offrono le chiappe – non ha né la forza, né l’interesse, di venire qui.
Basta esserne consapevoli.

 

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