mercoledì 9 Ottobre 2024

La dottrina del multiallienamento

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Ovviamente di quello che accade davvero non si è accorto quasi nessun “esperto”

 

Covid e invasione dell’Ucraìna, crisi di Taiwan, corsa ai metalli rari: in pochissimi anni abbiamo avuto l’occasione di trarre le lezioni di come sia cambiato il mondo e di quanto siano desuete e incapacitanti le percezioni a cui eravamo abituati,.
Putin ci ha insegnato a proprie spese tutto quello che non si deve fare per aspirare a restare o a diventare potenza, cosa si deve evitare per non rotolare senza rimedio per una china disperata.
Gli Usa ci hanno insegnato come si vincono le guerre altrui e si governa un cambio di paradigma limitando i danni.
Tra questi due esempi opposti sono fiorite le novità interessanti e sono nate nuove opportunità. Nulla di tutto questo appartiene alla vulgata ideologica dei tanti politologhi, geopolitici e politici fossilizzati e ingessati che concionano a pappagallo.

Né unipolarismo né multipolarismo

Non c’è alcuno scontro tra il presunto unipolarismo americano, e men che meno occidentale, e un ipotetico multipolarismo. Tecnologia, demografia, diversificazione energetica, allargamento dei mercati, hanno cambiato profondamente l’assetto mondiale (che d’altronde non è mai stato unipolare). Gli Usa, che hanno sempre sostenuto un multipolarismo asimmetrico, provano a giocare sui tempi per contenere l’ascesa cinese mentre  per le gestioni e le mediazioni si tende alla costruzione di un bipolarismo Usa-Cina che però, tenuto conto del potenziale della Ue, può diventare un tripolarismo atipico, con noi a giocare da pendolo equilibratore tra Washington e Pechino. Tutto questo viene però rallentato dalla follia russa oggi in atto che sta aiutando oggettivamente gli americani e infastidisce proprio il multipolarismo, rafforzando gli Usa e indebolendo noi.
Per inciso, non sono più gli americani a voler regolamentare la globalizzazione, ma gli altri. Tant’è che nel Wto, oggi sabotato dagli Usa ed esaltato dalla Russia, si è venuta a creare un’alleanza Cina-Europa.

Non ci sono blocchi veri e propri
La più grossolana e fuorviante rappresentazione dei cambiamenti in atto è quella che sogna di BRICS imperiali e di scontri d’inciviltà mossi dall’Oriente e dall’emisfero australe contro di noi.
Nulla di più assurdo!
È scontato che esista una gerarchia di possibilità (mezzi, genialità, capacità, ecc) che si riflette nelle gestioni finali, dunque nella differenza di peso specifico, ma tutto è così interconnesso e interdipendente che di blocchi si può solo parlare, non più metterli su. Non c’è nessun blocco in difesa dell’Ucraìna e soprattutto nessuno a sostegno delle follie del Cremlino, che può godere, fattivamente, del solo sostegno iraniano.
Nessuno è oggi disposto ad entrare in un blocco se non a parole. Tutti si riarmano? Sì, ma non vogliono combattere contro se stessi e neppure contro il nemico di turno, che più che altro rappresenta una scusa, una leva per aumentare la propria potenza. Intendono decidere di volta in volta quali impegni assumere e rispettare e scartano la definizione del nemico a priori.Lo dicono chiaramente la Corea del Sud, la Germania, il Giappone.

Multiallineati
Quello che si sta realizzando è quanto aveva proclamato il premier indiano Modi, stipulando la dottrina del “multiallineamento”. L’India è oggi allineata con Cina, Usa, Russia ed Europa: con tutti e con nessuno. È esattamente quello che fa la Turchia che pure sta nella Nato. E qui incappiamo nell’altra battaglia di retroguardia, con la fissazione sull’Alleanza Atlantica, senza ragionare su come ci si sta o non ci si sta, senza considerare che la Turchia ne fa parte e Israele no, per esempio.
Il multiallineamento è anche la posizione israeliana da sempre, è quella giapponese attuale, è la saudita, è quella tedesca più recente ed è la sola che ha senso sviluppare.
Ultimamente lo sta facendo l’Italia, con le sue aperture bilaterali e trilaterali, dal Trattato del Quirinale con Parigi, alle collaborazioni strategiche con il Giappone, alle cooperazioni con l’Algeria, all’orientamento verso l’Africa Subsahariana, fino a proporsi come punta avanzata della politica mediterranea per conto dell’intera Europa.

Potenzialità europee
Non è più tempo di blocchi chiusi, ma di blocchi aperti e di vasi comunicanti.
Il modello di Jalta che i russi rincorrono appartiene al paleolitico, come loro.
Quello che prospettano invece gli americani ai cinesi è molto più complesso, intricato, ambiguo, ondeggiante, adatto a questo mondo “liquido”.
L’alternativa esiste, e non è dettata dallo scontro d’inciviltà che tanto eccita i rancorosi, i frustrati, gli esagitati, gli infelici e i minus habentes, ma è l’imposizione di una nuova logica, imperiale, nella concezione e nella gestione di rapporti multiallineati.
Anche per questo l’Europa è potenzialmente atta a divenire protagonista e sembra che italiani e tedeschi l’abbiano capito.

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