mercoledì 8 Maggio 2024

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A circa tre mesi dallo svolgimento delle elezioni presidenziali che decideranno il suo futuro, Taiwan si trova sempre più stretta tra due fuochi. Da un lato c’è la Cina, che continua a pressare l’isola inviando navi e aerei da guerra oltre la linea mediana dello Stretto di Taiwan, dall’altro gli Stati Uniti, che intendono proteggere ad ogni costo Taipei dalle mire di Pechino.
Nel bel mezzo di questa situazione delicatissima, Washington ha recentemente sovvenzionato un pacchetto di aiuti destinato al governo taiwanese dal valore di 80 milioni di dollari. Una somma irrisoria – sulla carta inferiore al costo di un singolo caccia moderno – ma altamente significativa. Già, perché per la prima volta in più di 40 anni, l’amministrazione Biden ha appena sovvenzionato tale supporto con i propri soldi.
Detto altrimenti: il governo Usa ha scelto di utilizzare il proprio denaro per inviare armi in un luogo che ufficialmente non riconosce. Ricordiamo che fin qui Taiwan ha ordinato attrezzatura bellica da Washington per un valore di oltre 14 miliardi di dollari, ma pagata di tasca propria.

La svolta Usa nel riarmo di Taiwan
La Cina ha protestato duramente contro l’ultimo gesto avanzato dagli Stati Uniti. Come ha spiegato la Bbc in un lungo servizio dedicato all’argomento, i soldi del pacchetto Usa derivano dal Foreign Military Finance (FMF), lo stesso che dall’inizio della guerra in Ucraina ha consentito a Washington di inviare 4 miliardi di aiuti militari a Kiev, dopo essere stato utilizzato in passato per l’Afghanistan, l’Iraq, Israele e altri Paesi.
Poichè Taiwan non è riconosciuto dall’Onu, finora il sostegno Usa all’isola veniva fornito in altro modo per non compromettere le relazioni con la Cina. Con il peggiorare della situazione, ha spiegato la Bbc, la Casa Bianca starebbe ora ridefinendo il suo rapporto con l’isola.
Secondo un osservatore politico di Taiwan interpellato dalla rete britannica, “Gli Stati Uniti stanno inviando un messaggio di unità con Taiwan a Pechino”. Gli 80 milioni di dollari sarebbero solo l’inizio di un’operazione che, secondo gli auspici taiwanesi potrebbe raggiungere i 10 miliardi di dollari nei prossimi cinque anni. Ovvero: armi, armi e armi.

Una corsa contro il tempo
Nell’ultimo decennio, l’equilibrio militare nello Stretto di Taiwan si è inclinato a favore della Cina. È per questo che gli Usa avrebbero deciso di adottare il nuovo metodo sopra descritto in relazione al dossier. Accanto alle sovvenzioni e all’invio di armi, Taiwan si starebbe inoltre preparando a inviare due battaglioni di truppe di terra negli Stati Uniti per l’addestramento, per la prima volta dagli anni Settanta.
Il problema, in ogni caso, coincide con il tempo, perché nessuno sa quando e se Pechino sferrerà la sua offensiva. Gli accordi che riguardano la cessione di attrezzature militari possono anche richiedere fino a 10 anni prima di essere effettivi, ha evidenziato Lai I-Ching, presidente della Prospect Foundation, un think tank con sede a Taipei.
“Ma con il FMF, gli Stati Uniti inviano armi direttamente dalle proprie scorte e si tratta di denaro statunitense, quindi non abbiamo bisogno di passare attraverso l’intero processo di approvazione”, ha dichiarato l’analista.
È probabile che la guerra a Gaza possa ridurre la fornitura di armi americane a Taipei, così come aveva fatto in precedenza il conflitto in Ucraina. Ma una cosa è certa: gli Usa hanno iniziato ad armare Taiwan con maggiore decisione rispetto al passato.

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