lunedì 1 Luglio 2024

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Pressing serrato sul Brics

Goldman Sachs crea, Goldman Sachs distrugge. Sono passati quattordici anni da quando l’economista (ex) della banca d’affari statunitense, Jim O’Neill, ha coniato l’acronomio che è diventato sinonimo di Paesi ad alto tasso di crescita: Brasile, Russia, India e Cina (ai quali si sarebbe poi aggiunto il Sudafrica). Oggi, il colosso finanziario ha chiuso i battenti del fondo dedicato proprio agli investimenti in quei Paesi, diventato ormai uno strumento in perdita, decidendo di fonderlo con uno strumento più ampio che si focalizza sui mercati emergenti in genere. La decisione, maturata lo scorso mese, è così spiegata alla Sec, l’Autorità Usa dei mercati finanziari: “Non ci aspettiamo una significativa crescita di valore in un orizzonte prevedibile”.
Fine dei giochi, dunque, per il fantastico quartetto: Brasile e Russia sono in recessione, la Cina si indirizza verso un anno al minor ritmo di crescita dagli anni Novanta e anche in India, dove pure la crescita c’è, attuare le riforme necessarie è ben lungi dall’esser compiuto. Come nota Bloomberg, che ha raccontato questa storia, il calo del fondo dedicato ai Bric, che ha perso l’88% del suo valore dal picco del 2010, testimonia anche che sta perdendo di appeal presso gli investitori il raggruppare oggetti così eterogenei in un unico strumento. Ci sono anche dei critici di quell’acronomio. Ne è esempio Xavier Hovasse di Carmignac, per il quale non aveva senso fin dal principio in quanto prendeva quattro Paesi incompatibili e li riuniva in maniera ‘random’: “Non sono sorpreso che quei fondi stiano collassando”. “Il concept ‘Bric’ era famoso. Ma niente è per sempre”, ha detto sul punto Joerge Mariscal, l’uomo che gestisce gli investimenti nei mercati emergenti per conto di Ubs Wealth Management.
Goldman Sachs ha deciso per questo di ottimizzare i suoi asset ed eliminare i prodotti finanziari che si sovrappongono. Tra il 2010 e oggi, il fondo dei Bric è passato da una capienza di 842 milioni a soli 98 milioni. “Nell’ultimo decennio investire nei mercai emergenti è passato dall’essere un elemento opportunistico a una componente strategica della maggior parte dell’asset allocation”, ha detto Andrew Williams, portavoce di Goldman Sachs. “Continuiamo a raccomandare ai nostri clienti di avere un’esposizione verso i mercati emergenti,
come elemento della distribuzione dei loro asset”. Sta di fatto che dall’inizio di quest’anno ai primi del emse, gli investitori hanno ritirato 1,4 miliardi di dollari dai fondi che investono nei Bric, portando la fuoriscuta di denari dalla fine del 2010 a oltre 15 miliardi di dollari.

 

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